Carmen Restifo - Sculture che parlano alla materia
Carmen Restifo nasce a Messina nel 1974. Frequenta l’Istituto d’arte della sua città natale e da subito mostra un’inclinazione per la scultura. Vince un concorso interno di scultura classificandosi seconda. Questa propensione la induce ad iscriversi all’Accademia di Belle Arti a Reggio Calabria in Scultura, dove conosce Antonio Casillo docente di Fonderia Artistica. Tale esperienza la porta ad appassionarsi alla materia, e, determinata ad apprendere le varie tecniche di fusione, si distingue dal gruppo di allievi e fa un’eperienza lavorativa nella fonderia del docente Antonio Casillo; viene quindi selezionata per partecipare ad una mostra collettiva di scultura con la sua prima fusione in bronzo. Crea a Messina nel 2001 la ditta SCLTU. RES, una fonderia artistica della quale Carmen è la titolare.

La ditta si occupa principalmente di fusioni in bronzo, anche per conto terzi, e di decorazione scultorea e pittorica, e collabora con Architetti ed Ingegneri.
Così Carmen partecipa ad alcune mostre collettive organizzate nella sua città. Nel 2002 insegna all’Accademia di Belle Arti “Mediteranea” di Messina Anatomia Artistica per tre anni e successivamente ottiene la cattedra di Scultura.
Nasce un’intesa artistica con la Direttice didattica dell’Accademia, Alessandra Lanese, con la quale Carmen realizza a Rocca Fiorita (ME) la progettazione e la realizzazione di tre installazioni sul monte Kalfa. Successivamente, con la collaborazione della stessa e di Antonello Arena, docente della stessa accademia, realizza due affreschi nella chiesa madre di Rocca Fiorita. L’amicizia dei due docenti porta Carmen a sperimentare cose nuove, come la fotografia che la vede impegnata a partecipare nel 2010 alla mostra ininerante “il linguaggio del corpo”. Il suo obbiettivo finale resta la scultura e, forte delle sue esperienze lavorative in fonderia, nel 2012 le sue sculture mostrano una materia incisa, piegata, plasmata dalla sua volontà, ma solo dopo aver lasciato un’impronta di sé su un pannello di carta.
Dal 2017 Carmen vive a Milano, frequenta mostre e vernissage, partecipa a diverse fiere e le viene organizzata una personale a Lodi. Le sue sculture oggi sono in cemento, geolite e pvc senza abbandonare i metalli, usa i colori appariscenti che le ricordano la pop art ma anche foglia oro e argento. Le ultime sculture sembrano nascere da un viaggio interiore, frammenti di memorie antiche emergono dal mare e si fondono col suo animo, a volte coloratissimo, a volte acrono. Semplici conchiglie e cime annodate, diventano un reperto pop. In maniera sorprendente, Carmen ha la capacità, pur mantenendo la stessa forma, di mutare il suo linguaggio, come se volesse suggerirci, che ogni forma può essere ciò che vuole, passando dal concettuale al pop.
“Ho conosciuto di recente Carmen Restifo, direttamente, attraverso la mini-esposizione delle sue opere nella terrazza della mia casa di campagna, E forse il vederle circondate dal verde in un ambiente aperto mi ha fatto pensare in una di quelle operazioni dei padri della pop art come John Rauschemberg, che già nel 1954 sperimentava assemblaggi di materiali industiali, prima dell’utilizzazione diretta di oggetti già esistenti, la painting conbine etc".

Insomma, gli assemblaggi di materiali come plastica, alluminio morsurato, plexiglas, mi hanno spinto a. chiamare “pop sculture” le opere di Carmen, che ovviamente non potranno avere l’impatto (sui fruitori) che hanno avuto per me in un ambiente verde e aperto, e sotto il sole.
Ciò detto, pur essendo giovane, Carmen Restifo sperimenta le tecniche della fusione, in particolare dl bronzo, e dei dipinti murali dopo aver realizzato tre installazioni sul monte Kalfa in collaborazione con i suoi amici Arena e Lanese.
Per concludere vorrei dire che il concetto che sottende la pop scultura di Carmen Restifo è - come lei stessa dice bella sua biografia - che le sue sculture parlano della materia che si piega e si plasma alla sua volontà ma dopo avere lasciato un’impronta di sé. E così, le pop sculture di Carmen son affiancate dalle rispettive tracce e/o impronte su fogli di carta in appositi contenitori in plexiglas, completando il ciclo che va dalla lastra alla stampa, talvolta colorata e più spesso impercettibilmente segnata.
(Luigi Ferlazzo Natoli)

La ditta si occupa principalmente di fusioni in bronzo, anche per conto terzi, e di decorazione scultorea e pittorica, e collabora con Architetti ed Ingegneri.
Così Carmen partecipa ad alcune mostre collettive organizzate nella sua città. Nel 2002 insegna all’Accademia di Belle Arti “Mediteranea” di Messina Anatomia Artistica per tre anni e successivamente ottiene la cattedra di Scultura.
Nasce un’intesa artistica con la Direttice didattica dell’Accademia, Alessandra Lanese, con la quale Carmen realizza a Rocca Fiorita (ME) la progettazione e la realizzazione di tre installazioni sul monte Kalfa. Successivamente, con la collaborazione della stessa e di Antonello Arena, docente della stessa accademia, realizza due affreschi nella chiesa madre di Rocca Fiorita. L’amicizia dei due docenti porta Carmen a sperimentare cose nuove, come la fotografia che la vede impegnata a partecipare nel 2010 alla mostra ininerante “il linguaggio del corpo”. Il suo obbiettivo finale resta la scultura e, forte delle sue esperienze lavorative in fonderia, nel 2012 le sue sculture mostrano una materia incisa, piegata, plasmata dalla sua volontà, ma solo dopo aver lasciato un’impronta di sé su un pannello di carta.
Dal 2017 Carmen vive a Milano, frequenta mostre e vernissage, partecipa a diverse fiere e le viene organizzata una personale a Lodi. Le sue sculture oggi sono in cemento, geolite e pvc senza abbandonare i metalli, usa i colori appariscenti che le ricordano la pop art ma anche foglia oro e argento. Le ultime sculture sembrano nascere da un viaggio interiore, frammenti di memorie antiche emergono dal mare e si fondono col suo animo, a volte coloratissimo, a volte acrono. Semplici conchiglie e cime annodate, diventano un reperto pop. In maniera sorprendente, Carmen ha la capacità, pur mantenendo la stessa forma, di mutare il suo linguaggio, come se volesse suggerirci, che ogni forma può essere ciò che vuole, passando dal concettuale al pop.
“Ho conosciuto di recente Carmen Restifo, direttamente, attraverso la mini-esposizione delle sue opere nella terrazza della mia casa di campagna, E forse il vederle circondate dal verde in un ambiente aperto mi ha fatto pensare in una di quelle operazioni dei padri della pop art come John Rauschemberg, che già nel 1954 sperimentava assemblaggi di materiali industiali, prima dell’utilizzazione diretta di oggetti già esistenti, la painting conbine etc".

Insomma, gli assemblaggi di materiali come plastica, alluminio morsurato, plexiglas, mi hanno spinto a. chiamare “pop sculture” le opere di Carmen, che ovviamente non potranno avere l’impatto (sui fruitori) che hanno avuto per me in un ambiente verde e aperto, e sotto il sole.
Ciò detto, pur essendo giovane, Carmen Restifo sperimenta le tecniche della fusione, in particolare dl bronzo, e dei dipinti murali dopo aver realizzato tre installazioni sul monte Kalfa in collaborazione con i suoi amici Arena e Lanese.
Per concludere vorrei dire che il concetto che sottende la pop scultura di Carmen Restifo è - come lei stessa dice bella sua biografia - che le sue sculture parlano della materia che si piega e si plasma alla sua volontà ma dopo avere lasciato un’impronta di sé. E così, le pop sculture di Carmen son affiancate dalle rispettive tracce e/o impronte su fogli di carta in appositi contenitori in plexiglas, completando il ciclo che va dalla lastra alla stampa, talvolta colorata e più spesso impercettibilmente segnata.
(Luigi Ferlazzo Natoli)
