Stampa questa pagina

Lignano Sabbiadoro. Cellini e la performance...

di Lara Petricig

Daniele Cellini durante una performance nel 2015Ci sono sentimenti che prendono in prestito una forma. Il risultato finale si trova sulla tela dove Daniele Cellini ricostruisce in qualche modo la sua mappa emotiva. Un esercizio complesso dove la forma organica impanata di colore è lanciata nell’aria e fatta vibrare dagli sguardi, dalla musica e dallo scorrere del tempo. Siamo nella splendida Lignano Sabbiadoro, le vetrate del Beach Restaurant trasmettono la forza del mare e l’artista sta per iniziare la sua performance.

Cellini, qual è stato il tuo primo quadro?
Tutto è cominciato per caso. Una notte mi ero svegliato perché avevo fame e aperto il frigo avevo trovato una mortadella intera che forse era lì da troppo tempo. Tagliandola a fette mentre constatavo che non era commestibile, osservavo le fette appoggiate sul piatto: lasciavano un alone di grasso sulla ceramica bianca... Ho preso qualche tubetto di colore acrilico e una vecchia tela 70x50 messa in piedi sopra due sedie e ho cominciato a lanciare le fette dall'alto verso il basso. Tolte poi con uno stuzzicadenti, l'effetto che volevo dare era riuscito perfettamente ricreando un fiore stilizzato. “Fiore di Mortadella” è stato il primo quadro realizzato con una tecnica divertente che nemmeno io sapevo cosa fosse. Tutta l'evoluzione avuta successivamente mi ha portato a mettere verticalmente le tele e a lanciare il cibo avanzato che trovavo, sempre ovviamente ricoperto di colore.
Parlami del cibo.
Innanzi tutto ha un significato simbolico, è l’archetipo. Ed è la mia partenza. Considera che lo spreco del cibo non l'ho mai sopportato, quindi il cibo che utilizzo è di scarto e di cosa si tratta non lo decido mai. Ciò che trovo è ciò che dovrò usare per fare il quadro. Il macellaio sotto casa e il pub degli amici diventano fornitori di scarti alimentari, scarti di lavorazione e cibo destinato ad essere buttato: bucce di banana e di piselli, reni e coda di maiale, testa di gallinella, pelle e grasso di pollo. Materiale organico di recupero con il quale nel tempo ho sperimentato “lanci”, “forme” e “quantità” per poter entrare in simbiosi con tutta la tecnica. Anche se nel tempo ho scoperto che spaghet-ti e bavette si lasciano sedurre dal Apoteoza 2016 cm100x150 acrilico su tela tecnica mista con bucce di bananagesto e sono ciò che di più spettacolare posso utilizzare per ricostruire sulla tela le mie sensazioni.
Parli di sensazioni e simbiosi e di arte vissuta come esperienza. Sei all’interno dell’intuito e della percezione dei sensi, come vivi questa tua performance, riesci a descriverla? La mia esperienza si avvale di una superficie rigida che faccia resistenza, dove mettere la tela. La tela è preparata precedentemente con immersione in acqua. Il colore che utilizzo è acrilico e lo coinvolgo direttamente con la materiacibo mescolandoli con le mani sui piatti. Il cibo viene lavorato durante l’esperienza creativa e a questo punto nasce l’azione: il gesto accompagnato, stimolato o ritmato dalla musica. Il lavoro e la performance stessa sono finiti quando termina la musica che dura venti o quaranta minuti.
Ho notato che il gesto del lancio è esercitato sia con la mano destra che con quella sinistra. Cos’è il lancio e perché il lancio e non il pennello?
Il lancio è un’espressione diretta, il pennello indurrebbe ad un’esperienza riflessiva, meno immediata e meno fisica. La tela non è più lo spazio dove progetto l’opera bensì il luogo dove agiscono le pulsioni. E’ un modo per conoscere me stesso.
Dove sta il confine tra consapevolezza e automatismo?
L’opera nasce inizialmente come manifestazione della mia interiorità, del mio sentire, ma dal momento del lancio il risultato è poi casuale. Il confine è netto perché ogni volta che realizzo un’opera non so mai il risultato. Se sento di dover lanciare il colore giallo non so esattamente dove e non so la grandezza della materia-cibo che andrò ad utilizzare, so solo che desidero mettere “tanto o poco” in base all’emozione del momento. E poi il cibo scende dalla tela; scivola e cade, rotola, si ferma resta aderente, dipende. Con la tela hai un dare e un avere, il buon esito è l’armonia.
Eventi recenti a cui hai partecipato.
L’Expo Venice di ottobre 2015, evento collaterale di Expo Milano, dove dopo la performance le opere sono rimaste esposte nel padiglione per sessanta giorni. Nell’agosto 2016 ho presentato la mia tecnica al Congresso Internazionale di Filosofia in lingua francese a Iasi in Romania.Fratello Angelo 2013 cm 50x70 acrilico su tela tecnica mista con reni di maiale bucce di banana e bavette