Etruschi Maestri Artigiani

…“nuove prospettive” da Tarquinia e Cerveteri
di Marina Novelli
Nel mese di luglio di quindici anni fa, le necropoli etrusche di Tarquinia e Cerveteri venivano iscritte nella lista del patrimonio mondiale UNESCO (United Nations Educational Scientifical and Cultural Organization) e proprio al fine di celebrare questo importante anniversario, lo scorso 25 luglio si è tenuta presso il Museo Nazionale Tarquiniense, la Conferenza Stampa relativa all’apertura della prestigiosa mostra Etruschi Maestri Artigiani estesa appunto tra le due città, che da sempre rappresentano nell’immaginario collettivo, la fisionomia degli Etruschi. È straordinario celebrare le pitture della Necropoli di Tarquinia, dove si stagliano con vividi colori le loro scene di vita quotidiana, nonché il paesaggio dei maestosi tumuli di Cerveteri, simbolo di grande senso di devozione e rispetto per i defunti ed immensa testimonianza dell’antica civiltà etrusca. Ed è proprio in virtù di queste abilità indiscusse degli Etruschi come artigiani, ma anche per la loro capacità di apprezzare le arti, che si è giunti alla creazione di questo patrimonio archeologico e storico-artistico, più unico che raro, da cui hanno avuto origine le motivazioni che l’UNESCO ha espresso e che riportiamo per esteso:
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1. Le necropoli di Tarquinia e di Cerveteri sono capolavoro del genio creativo: le grandi pitture murali di Tarquinia sono eccezionali sia per la qualità di esecuzione che per il loro contenuto, che rivela aspetti della vita, della morte e del credo religioso degli antichi Etruschi. Cerveteri mostra in un contesto funerario lo stesso progetto urbanistico e gli stessi schemi architettonici che venivano applicati nella progettazione delle antiche città.
2. Le due necropoli costituiscono un’unica eccezionale testimonianza dell’antica civiltà Etrusca, l’unica civiltà urbanizzata nell’Italia pre-romana. Inoltre, la rappresentazione della vita quotidiana sulle tombe affrescate, molte delle quali sono riproduzioni di case Etrusche, è una testimonianza unica di questa cultura scomparsa.
3. Molte delle tombe di Tarquinia e di Cerveteri rappresentano tipologie di abitazioni che non esistono più. I cimiteri, progettati come città, sono tra i più antichi esistenti nella regione.
Etruschi maestri artigiani. Nuove prospettive da Cerveteri e Tarquinia rappresenta la prima fase di un rinnovamento degli allestimenti e dei percorsi espositivi, in grado di interessare tutto il sito UNESCO, verso un sistema omogeneo di comunicazione, fruizione e valorizzazione. “Nuove prospettive”, sta ad indicare “nuove chiavi di lettura” – ha specificato Daniela De Angelis, direttrice del Sito Unesco di Cerveteri e Tarquinia - come ad esempio lo studio tecnologico e la riproduzione sperimentale degli oggetti, presenti nella prima mostra nel Museo di Tarquinia; il visitatore è infatti invitato ad osservare quanto esposto nelle vetrine e lungo i percorsi di visita, al fine di un migliore apprezzamento del valore storico, culturale e artistico.
Necropoli Cerveteri tumuli monumenti funebri della civiltà etrusca presenti a Cerveteri e patrimonio dellumanità dal 2004
<< Si sente spesso dire che l’obiettivo dei nostri musei e più in generale dei nostri beni culturali deve essere solo e soltanto il turismo internazionale – specifica Edith Gabrielli, direttrice del Polo Museale del Lazio – a seconda delle circostanze identificato con il pubblico cinese, l’americano, il giapponese e così via. Ora – ella prosegue – il dato reale suggerisce esattamente il contrario. Il dato reale ci dice che il museo, i nostri beni culturali sono ben tutelati e ben gestiti quando vivono in armonia con i rispettivi contesti. Solo così i musei italiani, il paesaggio italiano, la cultura italiana possono fra l’altro acquisire la fisionomia di un potente attrattore per il turismo internazionale>>. Già!...e infatti possiamo ben affermare che questa mostra non designa soltanto l’apertura al pubblico di una prestigiosa esposizione ma pone un altro tassello realizzato dalla vincente strategia di promozione dei musei e delle aree archeologiche fin dalla metà del 2018. Ci è doveroso pertanto aggiungere che l’esposizione sapientemente curata da Andrea Cardarelli e Alessandro Naso, applica una rilettura delle prestigiose raccolte già esistenti nei due musei, anche grazie ai confronti offerti dalla presenza di importanti prestiti come ad esempio alcuni capolavori ceramici conservati a Roma, presso il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia e alcuni celebri oggetti preziosi della Tomba Regolini Galassi, di proprietà delle collezioni dei Musei Vaticani, che per la prima volta tornano a Cerveteri, dove in realtà furono scoperti. Dal percorso museale emergono non pochi reperti particolarmente significativi provenienti dalle necropoli, come abbiamo visto, di Tarquinia e Cerveteri che in maniera estremamente elegante vengono esposti al pubblico. I percorsi realizzati si snodano tra alcune delle più significative produzioni artigianali caratteristiche delle due città: per quanto riguarda le fasi più antiche attribuibili all’aspetto comunemente noto come periodo villanoviano, per Tarquinia si è puntato l’interesse sulla produzione metallurgica, che rappresenta una delle più eclatanti componenti artigianali della prima età del Ferro, mentre per Cerveteri invece è stata considerata la produzione tessile. Ai visitatori è infatti concesso di ammirare sotto una nuova luce oggetti di raro pregio, come l’eccezionale corredo della tomba tarquiniense con la celebre situla (un particolare tipo di vaso cilindrico) dell’inizio del VII secolo a.C. recante il nome in caratteri geroglifici del faraone Bocchoris, ma anche una tomba-lituo, uno scudo e una scure in bronzo finemente decorati, sepolti nel VII secolo a.C. come offerta rituale in un antico deposito votivo di Tarquinia. Dalla fine del VI all’inizio del V sec. a.C. l’importazione di vasellame dipinto da varie regioni della Grecia, con la preminenza assoluta dell’Attica e di Atene in particolare, raggiunse l’apogeo: molti vasi dell’epoca, opportunamente evidenziati nell’esposizione, riportano scene suggestive, che costituirono al tempo un potente ed efficace veicolo di diffusione della cultura e della mitologia dei Greci anche nell’Italia centrale. Ne è celebre testimonianza uno degli oggetti più famosi conservati nel Museo di Cerveteri: il cratere di Euphronios, noto capolavoro della produzione attica, che un etrusco ha voluto per sé e nella sua dimora eterna. La presenza di opere realizzate direttamente da artisti greci ha poi stimolato in Etruria una ricca produzione locale, testimoniata ad esempio dal gruppo delle idrie ceretane (ampi vasi per contenere bevande o raccogliere voti o come urne cinerarie) con il loro stile originale e immediatamente riconoscibile. Ma, nella prospettiva prescelta e con l’intento di far apprezzare la complessità delle operazioni richieste dall’articolata catena artigianale, si è quindi deciso di riprodurre come oggetto-campione un elmo bronzeo di particolare prestigio e significato socio-economico della prima età del Ferro (fine X – VIII sec. a.C.), riprendendo in video le fasi della sequenza produttiva per mostrarle accanto agli oggetti originali e alle riproduzioni. In questo modo sarà possibile a tutti i visitatori verificare quali cognizioni tecniche e quanto sapere artigianale si celino in oggetti, ai quali (… purtroppo!) non si concede che un’occhiata frettolosa.
Concludendo, riportiamo quanto affermato da Edith Gabrielli: <>… e, aggiungiamo noi, vi pare poco?