Grandi Mostre - Ulisse. L'arte e il mito

15 Febbraio 2020 - 21 Giugno 2020.
Forlì, Musei San Domenico.
Intervista a Fernando Mazzocca.
di Marilena Spataro.
ULISSE. L'arte e il mito è il titolo della mostra in corso, dal 15 febbraio al 22 giugno 2020, ai Musei San Domenico di Forlì. Un evento espositivo che è un viaggio lungo i secoli tra i capolavori dell'arte, tra quelli che meglio raccontano del viaggio e del mito di Ulisse, l'eroe greco al quale Omero dedicò il poema l'Odissea. Una grande viaggio dell’arte, non solo nell’arte. Una grande storia che gli artisti hanno raccontato in meravigliose opere. La mostra mette in scena un itinerario senza precedenti, attraverso capolavori di ogni tempo: dall’antichità al Novecento, dal Medioevo al Rinascimento, dal naturalismo al neo-classicismo, dal Romanticismo al Simbolismo, fino alla Film art contemporanea. Un percorso emozionante, a scandire una vicenda che ci appartiene, che nello specchio di Ulisse mostra il nostro destino. Poiché Ulisse siamo noi, le nostre inquietudini, le nostre sfide, la nostra voglia di rischiare, di conoscere, di andare oltre. Muovendo alla scoperta di un “al di fuori” sconosciuto e complesso che è dentro di noi. La rassegna, promossa dalla Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì, è di quelle che solo i migliori musei internazionali sanno programmare. La sfida è confermare il profilo alto delle esposizioni che in 15 anni Forlì ha saputo creare, grazie alla forza propulsiva e culturale della Fondazione e alla regia di Gianfranco Brunelli, che dei progetti espositivi ne è il responsabile. Abbiamo intervistato per Art&Art Fernando Mazzocca, curatore della mostra, insieme a Francesco Leone, Fabrizio Paolucci e Paola Reduce, che qui ci illustra l'affascinante percorso espositivo.
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Come nasce, professore Mazzocca, l'idea di questa mostra?

«L'idea di questa mostra na- sce da Gianfranco Brunelli, coordinatore per la Fondazione delle mostre dei Musei San Domenico di Forlì. L'intento è di realizzate un'iniziativa che sia all'altezza delle altre realizzate nel corso di tanti anni in questo Museo. Un evento che abbia da una parte un profondo legame con la cultura nazionale e occidentale e dall'altra, comunque, dotato di un respiro internazionale. Ed infatti questa mostra, al contrario di tante altre che hanno indagato solo alcuni aspetti dell'Odissea, indaga per la prima volta in modo specifico l'universilità della figura di Ulisse che ha rappresentato nei secoli, da quando Omero ha concepito il suo poema immortale, l'emblema dell'uomo che per realizzare il proprio destino deve misurarsi con le prove, spesso molto difficili, che la vita ci mette davanti, e, soprattutto, deve fare un viaggio che non è solo un viaggio fisico, ma più che altro interiore, alla riscoperta di se stesso. Questo è un po' il significato dell'Odissea e forse pure la chiave del successo che questo poema omerico ha avuto nei secoli. Un poema articolato in vari episodi e in vari personaggi e che rappresenta diverse situazioni della vita umana, dall'amore alla morte, dalla partenza al ritorno alla vendetta, si tratta, perciò, di un argomento che si presta ad essere affrontato sotto una serie di sfaccettature. Sicuramente la mostra non sarebbe mai stata concepita se non avessimo accertato in via preliminare che il mito di Ulisse creato da Omero ha avuto nei secoli un'ininterrotta fortuna figurativa, quindi nelle arti. Possiamo affermare che non vi è stata mai una interruzione; anche in un periodo come il Medioevo, in cui la classicità era lontana, il mito di Ulisse assume una grande importanza, tant'è che il suo personaggio è una delle figure centrali della Divina Commedia di Dante, cui, appunto, è dedicato il ventiseiesimo canto dell'Inferno. Il contributo dell’arte è stato decisivo nel trasformare il mito, nell’adattarlo, illustrarlo, interpretarlo continuamente in relazione al proprio tempo».
Come si articola, più nel dettaglio, il percorso di questa rassegna e quali le opere più importanti in mostra?
«È una mostra di circa 250 opere suddivise in 15 sezioni. La partenza è il grande spazio della Chiesa di San Domenico, utilizzato solo in un'altra occasione, dove è collocata una nave greca i cui resti sono conservati nel Museo di Gela e che è stata montata qui per la prima volta e messa così in mostra in una scenografia alquanto accattivante. È una nave del IV secolo avanti Cristo non molto lontana dalle ipotetiche imbarcazioni su cui navigava Ulisse. È un'opera di grande impatto e fascino che dialoga, dando così il senso di questa nostra esposizione che è un percorso dall'antichità al contemporaneo, con un imponente cavallo di Mimmo Paladino. Questo a sua volta è l'interpretazione contemporanea di quel famoso cavallo che come sappiamo è stata l'astuta trovata di Ulisse che ha permesso di sconfiggere Troia. La mostra si articola attraverso delle sezioni a grossi blocchi cronologici. La prima parte è dedicata all'antico che, sempre nella grande navata della chiesa, é presente con pezzi molto importanti, soprattutto grandi sculture classiche di derivazione greca e romana. Dell'antico si passa poi al Medioevo facendo leva proprio sulla fortuna della figura di Ulisse nella Divina Commedia. Abbiamo così dei famosi codici miniati tra cui spiccano alcune bellissime miniature realizzate da Liberale da Verona e che rappre- sentano il famoso episodio dantesco su Ulisse. Nella sezione dedicata al '400 vediamo le vicende e la figura di Ulisse rappresentate su oggetti pregiati, soprattutto sui famosi cassoni nuziali, ciò anche per il fatto che le vicende di questo eroe greco sono legate alla moglie Penelope e al figlio Telemaco, quindi alla famiglia. C'è infatti, come si sa, tutta una parte domestica dell'Odissea, oltre a quella che tratta delle straordinarie avventure di Odisseo. Tali avventure destano, invece, attenzione nella pittura successiva, tra '500 e '600, un periodo che in questa rassegna è presente e documentato da grandi dipinti, arazzi e oggetti di carattere diverso, tra cui parecchie sculture. Il continuo dialogo tra pittura e scultura prosegue nell'800, quando vengono trattati molti dei temi che hanno avuto fortuna nei secoli precedenti, a partire dal personaggio di Penelope, che nel '500 è documentato in mostra da uno straordinario dipinto del Beccafumi. In età neoclassica, tra '700 e '800, prevale, una Penelope, quale viene rappresentata dalla pittrice Angelica Kaufmann, che aveva una vera e propria passione per questo personaggio, ovvero dal pittore Joseph Wright, che la rappresenta in uno straordinario dipinto che ci arriva dal Museo Ghetti di Los Angeles».
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Quali i capolavori esposti che, a suo avviso, possono colpire maggiormente il visitatore per la loro intensità emotiva, oltre che visiva?

«Rispetto al periodo preso sopra in esame, un altro protagonista, tra neoclassicismo e romanticismo, di grande impatto emotivo, oltre che visivo, è Hayez che ha rappresentato diversi momenti dell'Odissea, dando particolare rilievo alla figura di Aiace naufrago che impreca contro gli dei, quindi l'uomo romantico che si ribella al proprio destino, ovvero che ha anche rappresentato Ulisse alla corte di Alcinoo mentre sta ascoltando dal cantore cieco Demodoco la narrazione della guerra di Troia e che a un certo punto si commuove nascondendosi il volto con il mantello, episodio questo tra i più toccanti dell'intero poema omerico, peraltro tutto basato sul tornare indietro alle vicende del passato come in una specie di flashback. Altra opera di grande interesse, riferibile a una sensibilità tra il neoclassico e il romantico, è un dipinto di Füssli, pittore visionario che rappresenta Ulisse sceso nell'Ade mentre interroga sul proprio destino il profeta cieco Tiresia; qui l'eroe greco dimostra di non aver paura di andare nell'aldilà, nonchè di porsi quelli che sono gli interrogativi fondamentali che riguardano la vita umana. Nell'800 prevale un altro tema che avrà molta popolarità: è l'incontro fatale di Ulisse con le Sirene. Omero non descrive queste figure, esse nell'antichità erano rappresentate come metà donne e metà uccello, mentre nel Medioevo l'iconografia cambia, così che diventano metà donna e metà pesce. Tale iconografia prevale e il mito delle sirene sia quello legato all'Odissea, ma anche sganciato dallo stesso poema invade l'immaginario collettivo. Le Sirene diventano simbolo della donna fatale in un momento in cui, come nell'800, tra romanticismo e simbolismo, c'e' un radicale mutamento della figura della donna, e mentre, prima l'eroina era Penelope, quindi la donna fedele, ora le eroine diventano le Sirene o Circe, quindi la donna emancipata che può anche sedurre e soggiogare l'uomo, questo in perfetta coincidenza appunto con l'immagine delle donne fatali la cui figura domina l'Europa prima del Primo conflitto mondiale. Altri dipinti sul tema che vediamo in mostra, quelli del pittore vittoriano Whaterhouse, sempre di questo artista ricordo in particolare il dipinto “La Circe invidiosa”, un bellissimo quadro, presente in un'altra sessione, davvero un capolavoro, che viene dall'Australia, da Melbourne, e in cui la donna fatale in tal caso, Circe, viene rappresentata nell'atto di versare nel mare una pozione magica che trasformerà la ninfa Scilla in un mostro marino, una visione terribile che l'artista è riuscito a raffigurare in tutta la sua crudeltà».
Per il '900 quali i dipinti più significativi del viaggio di Ulisse in esposizione?
«Per il '900 certamente un artista che più ha reso il senso profondo del viaggio di Ulisse è De Chirico, presente in mostra con un quadro straordinario che vede un Ulisse naufrago mentre sta riflettendo su tutte le peripezie che ha vissuto. Conoscendo il legame di De Chirico con la Grecia, dove era nato, e, quindi, con la cultura classica, è evidente come per lui Odisseo diventa l'emblema dell'uomo che viaggia dentro se stesso. Una sorta di eroe metafisico animato dalla volontà di sapere che può andare anche oltre i limiti. Quei limiti, appunto, che Ulisse volle varcare nella Divina Commedia, dove dirige le vele oltre le Colonne di Ercole, rischiando la fine».
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Quanto le arti figurative hanno contribuito a tenere vivo il mito di Ulisse e del suo viaggio nei secoli e nella contemporaneità?

«Il tema affrontato dalla mostra è quello di Ulisse e del suo mito, che da tremila anni domina la cultura dell’area mediterranea ed è oggi universale. La mostra si apre con un grande capolavoro di Rubens che viene da Praga, il Concilio degli Dei, finisce con un'opera spiazzante, collocata in uno spazio particolare: un video di Bill Viola sul tema di Ulisse. Un tema di grande attualità in ogni periodo e in ogni secolo e che continua e essere di straordinaria attualità».
Molte delle opere in mostra arrivano da musei internazionali di grande prestigio. Cosa ha comportato ottenere questi prestiti dal punto di vista organizzativo ed economico?
«Vero, in mostra abbiamo dei pezzi molto importanti che arrivano da musei prestigiosi sia nazionali che interazionali e questo ha comportato una ricerca lunga e laboriosa, oltre che un grande sforzo sia dal punto di vista delle risorse umane che finanziarie. Credo, però, che ne sia valsa la pena».
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