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I tesori del borgo - I Monti Sibillini

Sarnano Sarnano

I Monti Sibillini. Viaggio nell'arte e nelle bellezze dei paesi dell'Anello dei Crinali 

 a cura di Marilena Spataro

Teatro Flora Penna San Giovanni
Sono tanti e di notevole pregio i “tesori” custoditi nei borghi marchigiani. Qui illustriamo alcune delle bellezze artistiche, architettoniche e paesaggistiche, dei cinque borghi che formano l'Anello dei Crinali, un percoso, appunto ad anello, che si snoda all'interno del territorio del Sistema Turistico Locale "Monti Sibillini. Terre di parchi e di incanti", poeticamente ribattezzati Monti Azzurri dal sommo Leopardi. L'Anello dei Crinali identifica un'area del Piceno in Provincia di Macerata, al confine nord-est del Parco Nazionale dei Monti Sibillini, caratterizzato da un paesaggio naturale fantastico, acronimo dell'intera regione. Il territorio è compreso tra i 400 metri sul livello del mare della zona collinare fino a circa 2000 metri dell'area montana. Il mare adriatico è raggiungibile in mezz'ora d'auto. Cinque sono i Comuni che lo definiscono: Gualdo, Monte San Martino, Penna San Giovanni, Sant'Angelo in Pontano e Sarnano.
Penna San Giovanni
Cominciamo la nostra escursione da quest'ultimo centro cittadino, il più vasto e più popolato dei cinque paesi .Posto su un’altura alle pendici dei Sibillini, Sarnano, è rinomato come centro termale, di villeggiatura e di sport invernali. L’abitato è composto da una parte moderna che si trova a valle e da un borgo medievale arroccato sul colle, tipico esempio di castrum. Gli amanti della natura possono godere della passeggiata che costeggia il fiume Tennacola fin dentro il Parco dei Sibillini.
Diventata libero comune nel 1265, la cittadina marchigiana, è caratterizzata architettonicamente da piccoli edifici arroccati attorno ai beni dei poteri di quell’epoca: la chiesa di Santa Maria di Piazza, il palazzo del Popolo, il palazzo del Podestà ed il palazzo dei Priori. Si tratta di piccoli edifici, ma di grande importanza storica tra cui la biblioteca francescana, tramandata dai padri Filippini, assolutamente di grande pregio per tutte le Marche, così come la sede comunale (ex Convento di San Francesco) con l’attigua chiesa dedicata proprio a quel Santo che divise con i Sarnanesi, nel 1214-15 circa, un breve periodo della sua ascetica esistenza. Il cotto è l’elemento caratterizzante e predominante delle costruzioni del paese; con questo materiale fu edificato l’antico borgo: dalle murature portanti alle coperture con volte, dalle colonne ai pilastri, capitelli e lesene, dalla pavimentazione esterna dell’intero abitato a tutti quegli elementi decorativi necessari per dare a questa architettura la semplicità e la purezza del calore umano. Della nostra epoca sono invece i sapienti interventi di restauro e di conservazione, in perfetta armonia con la bellezza delle strutture esistenti. Tra le chiese sono d'interesse artistico e architettonico anche: l'Abbadia di Piobicco o San Biagio dell'XI secolo, situata ai piedi della montagna di Sassotetto in un avvallamento presso il punto di confluenza di due corsi d'acqua; la chiesa di Santa Maria Assunta edificata nella seconda metà del secolo XIII, al suo interno si trovano diverse opere di notevole pregio, l'Eremo di Soffiano la cui realizzazione è datata al 1101 quando alcuni signori del luogo donarono al "prete Alberto" ed ai suoi compagni un certo territorio dove avrebbero dovuto edificare una chiesa e condurre una vita eremitica. Sul fonte “profano” di particolare interesse è il Museo del Martello con la sua collezione “Sergio Masini”. Nel Museo è documentata la storia del martello nell'utilizzo quotidiano e nel lavoro artigianale e industriale. Sono esposti martelli in bronzo, cristallo, cuoio, pietra e rame, pelle, acciaio e altri materiali. La collezione, che è stata donata al Comune nel 1993, consta di 500 pezzi provenienti da 40 paesi, essa rappresenta oltre 100 mestieri; si va dalla riproduzione del martello e della cazzuola dell'Anno Santo del 1975, usata da Papa Paolo VI per aprire la Porta Santa, sino ai martelli usati dagli agricoltori, dai boscaioli, dai calzolai, dagli esattori delle tasse, dagli speleologi, dai gioiellieri, dai tipografi e quant'altri. A questa curioso museo si aggiungono: il Museo dell’Avifauna delle Marche collezione “Brancadori”, che comprende circa 867 esemplari di uccelli imbalsamati appartenenti a specie ancora rinvenibili nell'area dei Sibillini e in quella più vasta dell'Appennino centrale; il Museo delle Armi, dove sono presenti armi bianche di varie epoche e armi da fuoco, dai primi archibugi a miccia del XVI secolo sino alle armi moderne della prima metà del XX secolo, per un totale di circa 900 pezzi. Veri e propri tesori dell'arte sono custoditi nella Pinacoteca Civica di Sarnano con opere pervenute al Comune dal passaggio dei beni del convento dei Francescani e di altri conventi, per effetto della soppressione degli istituti religiosi a seguito all'Unità d'Italia. Nella Pinacoteca sono presenti la "Madonna Adorante il Bambino con Angeli Musicanti" di Vittore Crivelli (fine sec. XV), l' ''Ultima Cena" di Simone De Magistris (1607), "Santa Lucia" di Vincenzo Pagani del 1525 e due bellissime tele di Ignaz Stern (inizi sec. XVIII), recentemente scoperte. Dedicato a Mariano Gavasci, artista sarnanese della prima metà del '900, è l'omonimo museo che custodisce una importante collezione di sue opere. Molti altri suoi lavori figurano: alla Galleria d'Arte Moderna del Comune di Roma, al Senato della Repubblica, al Museo Coloniale, al Comune di Sabaudia, alla "Pro Civitate Christiana" di Assisi, al Comune di Sarnano, alla Collezione Gualino, presso vari enti e privati estimatori. Altro “gioiello” del territorio di Sarnano sono leTerme di San Giacomo. La fortuna di poter disporre di numerose sorgenti naturali di acque minerali di diversa natura, ha, infatti, determinato le condizioni ottimali perché Sarnano si affermasse anche come centro termale, oggi, strutturalmente, forse il più attrezzato delle Marche.
Altra cittadina dell'Anello dei Crinali di grande bellezza paesaggistica e ambientale, con tesori preziosi in ambito artistico, è Monte San Martino. Di origine romanica, questo suggestivo “borgo” marchigiano, è posto in una posizione panoramica, alquanto spettacolare, a 600 metri sul mare su un’altura a strapiombo sulla valle del fiume Tenna. Nelle sue chiese sono custodite alcune pregevolissime testimonianze artistiche che hanno reso il paese famoso tra gli studiosi e gli appassionati dell'arte. Nell'antica chiesa romanica, risalente al XIII secolo, di San Martino, vescovo di Tour e patrono del paese, sono presenti, infatti, opere basilari per la storia dell'arte italiana, vi si trovano nientemeno che tre polittici di Vittore Crivelli, su uno dei quali è possibile riconoscere la mano del fratello Carlo; le opere risalgono a un periodo databile intorno al 1490. Vi è inoltre un polittico di Girolamo di Giovanni da Camerino, probabilmente del 1473. Nella chiesa è custodito pure un organo molto antico, sul quale ha lavorato Giovanni Fedeli. Pregevole è poi l'altare, di scuola napoletana, alla cui base sono state poste alcune maioliche, tra i primi esemplari di maiolica su piastrelle. Altre chiese interessanti sotto il profilo artistico e architettonico sono: la Chiesa di Sant’Agostino, di origini quattrocentesche, dove il restauro del 2000 ha portato alla luce un bell'affresco del Pagani di Monte Rubbiano; la Chiesa Santa Maria del Pozzo, dove si trovano due polittici quattrocenteschi; l'antica Chiesa di Santa Maria delle Grazie, collocata pittorescamente sotto un roccione alle porte del paese e gradevolmente affrescata nelle cappelline interne. In un recente restauro di questa chiesa si è provveduto a staccare e a spostare un affresco per metterne in luce un altro, più antico e di maggior interesse artistico.
Seguendo un percorso antiorario, il terzo paese dell'Anello dei Crinali che si incontra è Penna San Giovanni. Situata sul crinale tra la valle del Tennacola e quella del Salino a circa 700 metri sul mare, la piccola cittadina presenta un centro storico ben conservato all’interno dell’antica cortina muraria. Vi si possono ammirare chiese, resti di fortificazioni, ma anche il palazzo comunale ed il monastero: sono molte le ricchezze artistiche, specie architettoniche, che questo suggestivo paese offre. Centro di notevole interesse per le acque salso – bromo – iodiche – solforose e per le caratteristiche paesistiche e climatiche, Penna San Giovanni, fu patria del Beato Giovanni da Penna, seguace di San Francesco, ricordato nei “Fioretti”; dello storiografo Giovanni Colucci (sec. XVIII), autore della monumentale opera “Antichità picene”; altro cittadino illustre da ricordare è il pittore Mario Nuzzi meglio conosciuto come Mario dè Fiori (sec. XVII). Sulla base di alcuni reperti archeologici, l'origine di questo “borgo” risalirebbe all’epoca romana. Il luogo fu fortificato in epoca medievale e fu residenza di signori locali. Nel 1259, al tempo dell’occupazione di Manfredi, gli abitanti insorsero e distrussero la Rocca sulla sommità del monte. La fortezza fu poi ricostruita alla metà del ‘300 dai Varano che avevano preso possesso del paese per conto del Cardinale Albornoz che cercava di mettere ordine nella Marca in nome del Pontefice; nella metà del secolo XV fu conquistata e tenuta per due decenni da Francesco Sforza insieme con molti altri castelli vicini per passare poi definitivamente sotto il dominio della Chiesa. Del periodo medievale, Penna conservava il tratto della primitiva cinta muraria del secolo XIII, i rifacimenti del secolo XV con torre quadrangolare aggettante e le porte dei secolo XIII e XIV: Porta della Pesa (sec. XIV), la Portarella (sec. XIII), Porta del Forno (sec. XIV) e Porta Santa Maria del Piano o Porta Marina (sec. XIV). Sulla cima del colle, sono ancora visibili i resti di una torre della originaria Rocca in cui si apre uno stretto cunicolo, nel quale la leggenda dice si nasconda una chioccia d’oro con i suoi pulcini. Tra i monumenti più importanti del centro cittadino abbiamo la Chiesa di San Francesco, costruita nel 1457 da Salino Lombardo, ma rimaneggiata nel XVII e XVIII secolo, che conserva il portale della primitiva costruzione ed il pavimento in cotto. All’interno sono presenti tele dei secoli XV e XVIII. L’antico convento adiacente con il chiostro e il loggiato ha subito varie trasformazioni nei secoli scorsi ed è stato adibito a scuola. Nel palazzo Municipale, edificato alla fine del secolo XVIII dall’architetto Pietro Maggi, sono conservati reperti di epoca romana ed una interessante tavola, raffigurante la Madonna tra San Rocco, San Sebastiano, Santa Apollonia e San Giovanni da alcuni attribuita all’ambito dei Crivelli. Sulla parte aggettante della facciata si innesta la torre dell’orologio. Tra gli edifici sacri antichi, merita attenzione la Pieve di San Giovanni Battista, costruita tra il 1251 e il 1256 da Giorgio da Como, noto per la fabbrica delle cattedrali di Fermo e di Iesi, a croce latina e ad un’unica navata, riformata nel 1736, conserva la statua in legno del Battista, opera di notevole importanza artistica (sec. XVI), forse di Desiderio Confini, ed un interessante Crocifisso dello stesso periodo. Quanto alla chiesa di San Antonio Abate dell'originale resta il robusto campanile costruito, probabilmente, sul basamento di un'antica casa-torre medievale. Nel palazzo Priorale, risalente al secolo XIII, ma molto rimaneggiato, si trova un gioiellino di grande elegante: il Teatro comunale, una piccola bomboniera con 99 posti, costruito in legno e affrescato da Antonio Liozzi (sec. XVIII), che sul soffitto ha dipinto una suggestiva scena mitologica dove una Musa gioca con Amorini. D’interesse è, poi, ciò che resta del monastero di Santa Filomena: la chiesa, ad unica navata, conserva il matroneo, ormai murato e l’originale pavimento in cotto recentemente restaurato, e all’interno custodisce una Sacra Famiglia attribuita al Sassoferrato (sec. XVII). Fuori dal centro abitato, immerse nel verde, si possono ammirare due piccole chiese, tra le più antiche di Penna: la chiesa di San Bartolomeo e quella romanica di San Biagio.
SantAngelo in Pontano
Sant'Angelo in Pontano
è un altro dei cinque paesi di cui ci occupiamo in questo nostro viaggio tra i “tesori del borgo” marchigiani. In epoca romana il suo territorio era probabilmente un vicus o un pagus. Con l'arrivo del Cristianesimo si diffuse il culto di San Michele Arcangelo che, ancora oggi, compare nel nome e nello stemma comunale. In epoca longobarda la cittadina aveva raggiunto una dimensione considerevole e faceva parte del Ducato di Spoleto, più precisamente nel Gastaldato di Ponte, da cui deriva "in Pontano" aggiunto al nome di questa località per distinguerla da altre omonime. Nel VII secolo fu costruito il convento Santa Maria delle Rose da parte dei benedettini e poco dopo il paese passò sotto il controllo dell'abbazia di Farfa. Nel X secolo prendono il potere nobili locali. Nel dicembre 1263, Sant'Angelo in Pontano diventa libero comune, ma dopo pochi anni si sottomette alla città di Tolentino, e successivamente a Fermo. Alla metà del XIV secolo, in seguito al tentativo del cardinale Albornoz di ridurre i castelli della Marca sotto il dominio del Papa, Sant'Angelo subì l'assedio e la conquista da parte delle truppe pontificie. Nel 1413 fu possesso dei Da Varano per poi tornare a Fermo, vent'anni più tardi, a seguito della campagna di Francesco Sforza. Ripreso dai pontifici, fu messo a sacco e gravemente danneggiato. Ben presto furono però riparati i danni e ritornò a far parte del territorio di Fermo di cui seguì le sorti sino al periodo napoleonico quando fu compreso nel Dipartimento del Tronto. Nel 1860, al momento della soppressione della provincia fermana, entrò a far parte di quella di Macerata. Tra i monumenti e i luoghi di maggiore interesse di Sant'Angelo in Pontano abbiamo la Collegiata del Santissimo Salvatore, la chiesa, in stile romanico-gotico, risale alla prima metà del XII secolo. L'interno è diviso in tre navate, di cui quella centrale ha il soffitto a capriate, mentre quelle laterali sono a crociera. La pianta divenne a croce greca con l'aggiunta di due cappelle laterali nel 1700. La cripta, come il campanile, è stata aggiunta nel XIV secolo ed è vasta quanto la chiesa soprastante, con archi in laterizio e volte a crociera. All'interno della collegiata sono presenti alcune pregevoli acquasantiere ricavate da antichi capitelli, mentre sul quarto pilastro di destra c'è un interessante affresco, da attribuire, molto probabilmente, alla cerchia dei Salimbeni di Sanseverino, raffigurante la Madonna con il Bambino. Nella Chiesa di San Michele, dedicata a San Michele arcangelo da cui il paese prende il nome, prima dell'attuale costruzione, era presente una cappella longobarda di cui un bassorilievo all'esterno dell'edificio tiene traccia. In un piazzale panoramico accanto al Convento degli Agostiniani, sorge la Chiesa di San Nicola, dedicata al patrono del paese. Costruita nella seconda metà del XV secolo sulla preesistente chiesa dedicata a Sant'Agostino e ristrutturata alla fine del '700, l'edificio sacro presenta all'interno la cappella di San Nicola, affrescata elegantemente e dove si possono ammirare pregevoli lavori di intaglio in legno eseguiti nei primi decenni del XVII secolo. Tra gli edifici laici suscitano interesse: la torre civica detta dell'orologio, le cui prime notizie risalgono al 1397; la Piazza Angeletti, cuore pulsante delle vita cittadina, la Rocca di San Filippo, risalente al XIII secolo ed in seguito ampliata, che si trova fuori del centro abitato e nelle cui vicinanza era presente una chiesa (XVII secolo) dalla quale la rocca prende il nome.
A chiudere il nostro viaggio tra gli affascinanti territori dell'Anello dei Crinali è
il bel paesino di Gualdo. Borgo dall'aspetto medievale, con resti delle numerosi torri appartenenti alle fortificazioni antiche, Gualdo offre al visitatore una suggestiva vista sui monti Sibillini che lo circondano e la possibilità di piacevoli escursione tra chiese di varie epoche storiche e un interessante convento francescano. Le origini di questa cittadina marchigiana si perdono in tempi remoti. Con tutta probabilità fu edificata dopo la rovina di Urbisaglia e Falerone, quando i signori che dominavano su quelle località, per sfuggire all’eccidio dei barbari, ripararono nei vicini monti e cominciarono a costruire i loro castelli in siti di una certa altitudine per difendersi meglio dalle incursioni dei nemici. Il nome Gualdo deriva dal longobardo Wald, cioè bosco, di cui tutta la zona era ricoperta. Probabilmente nel secolo X sorse una piccola cinta fortificata che proteggeva le poche case e la chiesa (ce ne sono ancora tracce evidenti). Il Castello di Gualdo fu la fortezza dell’antica e potente casa Brunforte, che l’aveva avuto in possesso dai Bonifazi, nobile famiglia di Monte San Martino, e che, ormai in decadenza, nel 1319, lo vendette alla Città di Fermo con dispiacere di San Ginesio, che, nemica di Fermo, veniva ad avere troppo vicino un popolo rivale. Infatti per questioni di confine tra Gualdo e San Ginesio ci fu un lungo periodo di contrasti, con furti, grassazioni e omicidi, fino a quando, nel 1484, per intervento del Pontefice Sisto IV gli arbitri delle due Comunità firmarono una sentenza che fissava i confini al fiume Salino. Sempre per questioni di territorio, nel secolo XVI, Gualdo fu in conflitto con Sant' Angelo in Pontano e Sarnano, ma nel secolo seguente arbitrati di pace posero fine alle discordie. L’importanza del Castello di Gualdo fu anche determinata dal fatto che nel suo territorio passava il confine tra la diocesi di Camerino e Fermo. La struttura di maggiore interesse storico e architettonico di questo borgo marchigiano è data dal Mulino Brunforte. Posto sulla riva sinistra del Tennacola, il Mulino risale al secolo XIII, nel secolo XVI, in un clima di cattive relazioni tra Gualdo e Sarnano, viene ulteriormente fortificato perché ritenuto strategico per la difesa del territorio comunale. La costruzione è realizzata in pietra arenaria sbozzata tipica del luogo, si presenta a forma di torre, con ponti levatoi, beccatelli, piombatoi e bombardiere su tutti e quattro i lati. La torre è a pianta rettangolare, di metri 11×9 circa, si compone di tre piani, per un’altezza totale alla facciata nord-est di metri 11,50. Nella piazza centrale di Gualdo si può, poi, ammirare la bella torre campanaria del XIV secolo, dove fa bella mostra un orologio meccanico del 1850 realizzato dal famoso mastro orologiaio Pietro Mei. L’orologio è stato recentemente restaurato ed è perfettamente funzionante. A circa 700 metri dal centro abitato della cittadina marchigiana si trova il “Lavatoio-Fontana”, un manufatto che risale al XVIII secolo e che costituisce una notevole testimonianza della civiltà rurale del ‘700.