Il Guercino

Opere da quadrerie e collezioni del Seicento
Forte di Bard. Valle d’Aosta
5 aprile - 30 giugno 2019
a cura di Silvana Gatti
1 San Paolo eremita nutrito da un corvo olio su tela 178x233 cm Pinacoteca Nazionale di Bologna 1Lasciando alle spalle il Piemonte, il Forte di Bard, specchiandosi nella Dora Baltea, annuncia l’ingresso della Valle d’Aosta con la sua maestosa architettura. Fu il governatore del ducato di Aosta, monsignor Romagnan, ad evidenziare l’importanza di questo territorio dal punto di vista difensivo, consegnando la sua ricognizione il 27 dicembre del 1617. Proprio nello stesso anno, l’arcivescovo Alessandro Ludovisi, futuro papa Gregorio XV, commissionava un quadro del figliol prodigo a Guercino. L’opera, esposta in questa mostra, fu donata dall’arcivescovo a Carlo Emanuele, duca di Savoia. Storie che si intrecciano e portano al Forte di Bard, fino a fine giugno, la mostra Il Guercino. Opere da quadrerie e collezioni del Seicento. In esposizione una selezione di 50 opere del grande pittore centese, considerato uno dei massimi interpreti della pittura emiliana barocca. La mostra è organizzata dal Forte di Bard in collaborazione con il Polo Museale dell’Emilia Romagna e la Pinacoteca Nazionale di Bologna e curata da Elena Rossoni e Luisa Berretti. Giovan Francesco Barbieri, detto il Guercino (Cento 1591 - Bologna 1666) esercitò il proprio ascendente su un vasto pubblico grazie alla duttilità del suo pennello, guidato dalla sua mano capace di captare le più disparate emozioni per tradurle in uno stile unico, riconoscibile e in costante evoluzione. Nacque a Cento (Ferrara) l’8 febbraio 1591 da Andrea e da Elena Ghisellini.
Racconta il biografo Carlo Cesare Malvasia che da neonato un urlo molto forte lo fece sobbalzare dalla culla mentre dormiva, provocandogli lo strabismo che gli causò il soprannome che lo rese celebre, Guercino. L’irreparabile difetto della vista non ostacolò tuttavia le innate attitudini artistiche del giovane. La propensione del Guercino per la pittura si manifestò in tenera età. Secondo il Malvasia, l’artista decorò la facciata di casa sua con l'effigie della Madonna della Chiara, patrona di Reggio Emilia, all’età di soli otto anni. Guercino era noto ai sui contemporanei per la rapidità con cui eseguiva un’opera: dipinse un centinaio di grandi pale d'altare in altrettante chiese e 144 altri dipinti. La mostra documenta come l’artista è stato anche un disegnatore prolifico. La sua produzione annovera molti disegni, eseguiti come studi preparatori per i suoi quadri, oltre a paesaggi, soggetti di genere e caricature. Nel 1617 Guercino iniziò l'esperienza bolognese, il primo passo del rinnovamento figurativo dell'artista che proseguì a Venezia, più tardi a Ferrara e successivamente, nel 1621, a Roma; dopo una breve parentesi di nuovo a Cento si stabilì definitivamente a Bologna dove si spense nel 1666 a 75 anni. Guercino, durante la sua lunga carriera, cambiò il suo stile pittorico per ben tre volte. 2 Maddalena olio su tela 177 x 2335 cm Pinacoteca Nazionale di Bologna 1Mentre in un primo periodo le opere giovanili erano influenzate dai pittori ferraresi, come lo Scarsellino, e dal bolognese Ludovico Carracci, in un secondo tempo Guercino prese ispirazione dal Caravaggio, per poi acquisire il linguaggio pittorico di Guido Reni. Gli stili seguirono fasi in cui i gusti dei committenti cambiavano. Tra le altre richieste, gli fu chiesto di diventare pittore ufficiale dei tribunali di Inghilterra (1626) e Francia (1629 e 1639). Entro il 1650 le commesse diminuirono essendo per lo più localizzate all'area emiliana. Via via che la salute dell'artista peggiorava con l'avanzare dell’età, il suo stile diventava meno forte e gli artisti della sua bottega partecipavano sempre più all’esecuzione delle sue opere. Nonostante questo, continuò a dipingere fino alla morte. Il pittore emiliano deve la sua fama mondiale allo storico dell'arte e collezionista Sir Denis Mahon. Duecento anni dopo la morte del Guercino, John Ruskin, il più influente critico inglese dell'Ottocento, contrastò la sua fama rendendolo “detestabile” agli occhi di collezionisti, storici e critici dell'arte, le cui grandi collezioni di arte antica si andavano allora formando. La sua pittura fu criticata ed i suoi disegni considerati prova di mera abilità. Di conseguenza, per quasi un secolo la National Gallery di Londra e nessun grande museo europeo acquistò più pittura italiana del '600. Furono gli studi di Danis Mahon a modificare l’opinione della critica d’arte anglosassone, convinta da John Ruskin in periodo vittoriano che tutto quello che era venuto dopo il Rinascimento non avesse alcun pregio. Ma proprio grazie a questa sottovalutazione del patrimonio artistico post-rinascimentale, e segnatamente barocco, Danis Mahon raccolse in poco tempo (fino il 1964) un considerevole numero di tele che pagò molto poco.
Vent’anni dopo, gli americani grazie a Mahon iniziarono ad apprezzare la qualità della pittura italiana barocca, cominciando a comprare opere per collezioni private e per musei. I prezzi di questi autori, compreso Guercino, cominciavano a valere moltissimo. Nel frattempo la collezione di Mahon era diventata di tutto rispetto. Mahon “scovava” capolavori di Guercino e di altri pittori italiani del '600 in tutta Europa, specialmente in case di lord inglesi decaduti o quasi, i cui predecessori avevano portato indietro quadri italiani come souvenir del Gran Tour e li avevano abbandonati dopo l'anatema di Ruskin del 1845 che avrebbe prodotto i suoi effetti fino al 1957. In Italia la critica d'arte era orientata verso la pittura del Tre-Quattrocento, per via dell'influenza di Bernard Berenson. Ragion per cui Mahon ebbe tutto il tempo di costruire la sua straordinaria collezione che oggi non avrebbe prezzo, spendendo 5 Il suicidio di Catone olio su tela 1641 117 x 105 cm Musei di Strada Nuova Palazzo Rosso Genova 1pochissimo. In alcuni casi i disegni del Guercino gli venivano addirittura regalati a blocchi. Nel corso della sua lunga vita realizzò numerose pale d’altare destinate a una fruizione pubblica all’interno di edifici religiosi, a partire dalle chiese di campagna della pianura centese sino alla basilica di San Pietro in Vaticano a Roma. L’artista fu molto apprezzato ed ebbe importanti commissioni anche da privati, che chiesero sue opere per arricchire le proprie collezioni e quadrerie. Molto pignolo nei conteggi, adeguava il prezzo delle sue opere in base al committente ed al tipo di quadro richiesto, come documenta Il Libro dei conti dell’artista, in cui sono elencate importanti richieste da parte di ecclesiastici, regnanti e famiglie nobiliari. A questo secondo gruppo di dipinti è dedicata la mostra ospitata al Forte di Bard. Tra queste opere, ora conservate sia in collezioni private che pubbliche, appaiono dipinti di grande innovazione figurativa, riferibili a diverse fasi della sua attività, dal vivo colorismo della fase giovanile alla maggiore compostezza classica delle opere tarde. Si tratta di una serie di dipinti di soggetto religioso, mitologico, letterario, di dimensioni variabili a seconda della destinazione all’interno delle quadrerie private dell’epoca. Il percorso della mostra è una gioia per gli occhi, ed i visitatori si soffermano particolarmente in una sala in cui sono posizionati due grandi quadri, uno di fronte all’altro: il “San Paolo eremita nutrito dal corvo” e la “Maddalena”. Due opere di santi penitenti, citate dal Malvasia che elencandole nella biografia del Guercino scrisse “Fece ancor altre pitture per casa propria”. I due santi, anatomicamente perfetti, risultano inseriti in un paesaggio dai colori vivaci, rendendo l’opera adatta alle pareti domestiche. Molto bello è anche “Cristo e la samaritana”, in cui i due personaggi dai gesti eloquenti, ritratti a mezzobusto, spiccano sullo sfondo di una città che si intravede in lontananza. Nel Guercino gli episodi dei santi e delle figure mitologiche sono inseriti in contesti paesaggistici naturali o architettonici che avvolgono i protagonisti come in un palcoscenico. Vengono esaltati i sentimenti, i sensi, gli affetti, al fine di commuovere il fruitore e trasmettere un messaggio di fede o di dolore, come nel caso di “Cleopatra”. L’intento è la commozione dell'osservatore non la semplice contemplazione. Dopo la morte del pittore i nipoti continuarono a mandare avanti la sua bottega ma produssero imitazioni deboli del suo stile. L'influenza di Guercino non fu di grande portata, probabilmente perché il suo stile era così singolare e non ebbe una vera e propria scuola per portarla avanti.  Le commissioni, oltre che attraverso i dipinti, sono testimoniate anche da un’importante serie di stampe realizzate da incisori a lui vicini come Giovanni Battista Pasqualini. Mentre i disegni, che rimasero per la gran parte nel suo studio, svelano al visitatore il “Guercino privato”, trattandosi soprattutto di opere che il pittore custodiva personalmente, per utilizzarle per creazioni proprie o degli allievi all’interno della propria bottega. La mostra, visitabile fino al 30 giugno 2019, è organizzata dal Forte di Bard in collaborazione con il Polo Museale dell’Emilia Romagna e la Pinacoteca Nazionale di Bologna.