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MALÈ e IL SUO MOZAMBICO

In mostra le opere dell’artista
Antonio Malendze (Malè)
dal 5 maggio al 9 settembre 2018
Inaugurazione sabato 5 maggio alle 17.30
MUSEO AFRICANO
(vicolo Pozzo 1 – Verona)

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Antonio Alberto Malendze (in arte Malè) è un promettente artista mozambicano che si inserisce nel contesto contemporaneo con opere dall’elevata valenza umana ed espressiva, legate ad un intimo significato esistenziale. Le sue figure sono generate da una straordinaria sensibilità e da una ricerca stilistica connotata da autentici valori i cui contenuti si caratterizzano per le suggestive immagini simboliche, che vanno ricercate ed interpretate nelle anse della sua sorprendente pittura.
Il mondo di Malè racchiude l’universo del suo Mozambico e non solo, perché nella poetica narrazione, che trae linfa dalle radici delle sue origini, si svelano intessuti tra le trame del colore, i vissuti umani universali, che trattengono il senso metaforico dell’essenza dell’esistenza, dei rapporti relazionali, dei richiami alle tradizioni (che emergono altresì nelle rievocazioni di feste e musica), nel rispetto dell’altro, nell’elemento dell’acqua come fonte  vitale, che racchiude il messaggio di buon auspicio per la prosperità del villaggio, incarnato nei peculiari “uomini goccia”.
Innumerevoli sono i simboli che si dipanano tra forme e colori. L’otre, le cui rotondità richiamano il ventre materno, implica il concetto della fertilità e della prosperità, il recipiente rivolto verso l’alto ha il compito di ricevere un dono, come quello della pioggia che rievoca abbondanza: l’acqua è il bene prezioso per il benessere della comunità.
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Persone danzanti e suonatori rammentano il profondo significato della musica popolare. Leopold Stokowski nel saggio “Musica per Tutti” ne descrisse l’importanza in questi termini: «Ogni nazione ha la sua musica popolare: canti e danze che accompagnano le feste, i riti, il lavoro. […] L’immenso valore della musica folkloristica risiede nella sua sincerità, semplicità e profonda emozione. Spesso la sua origine non può essere rintracciata, ma noi sappiamo che essa è venuta direttamente dal cuore e dall’anima di uomini vicini alla natura e sensibili alla realtà della vita. […] La musica e le arti sono nutrimento della mente e dell’anima». La melodia quindi è una forma di cultura universale perché, come suggeriva Stokowski: «Quando le comunità e le nazioni comprenderanno l’importanza[…]della musica in esse comincerà una grande era di evoluzione umana. Non si potranno forse eliminare la cupidigia, lo sfruttamento, la concorrenza spietata, ma la collaborazione tra gli uomini, la semplicità, la generosità, l’amore della cultura ne elimineranno i nefasti effetti e permetteranno di attuare quanto noi riteniamo giusto, vero e bello». Questa “Magia della musica” emerge dalle opere di Malè, dove canti, suoni, tradizioni, diventano vibrante armonia, che si esplica nelle note delle intense pennellate.

Musica che in alcune tele rappresenta la cura del corpo e dell’anima, la capacità di accrescere la vitalità individuale e collettiva, la celebrazione di una nascita o l’accompagnamento nella morte, l’impulso al risveglio interiore e la possibilità di contribuire alla guarigione.
Spesso compare il disegno del piede, dalle fattezze arcaiche, che indica stabilità o precarietà a seconda della posizione in cui è situato. Mentre il saluto, evidente nelle mani protese verso l’alto dei soggetti raffigurati, indica un segno di gratitudine per gli eventi quotidiani o per i momenti spirituali.
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L’Anziano, a cui Malè dedica tutto il suo rispetto, è la personificazione della Saggezza in quanto per molte società mozambicane è portatore di saperi antichi, tramandati oralmente: un’enciclopedia vivente. Le opere di Malè ritraggono e trattengono un mondo: la famiglia, la cultura, il folklore, la società, le origini, ma anche il triste e drammatico emigrare dal proprio amato paese. L’emigrazione racchiude un sentimen-to connotato da speranza e tristezza che emerge nell’opera in cui sono ritratti dei giovani in cammino, che si dirigono verso un futuro ancora ignoto, fiduciosi verso il domani ma consci dell’abbandono della propria terra natia, metaforizzata in lontananza dal profilo di una casa del villaggio, dove sull’uscio presenzia la madre con un figlio piccolo. Lo sguardo della donna si dirige amaramente lontano; la linea dell’orizzonte si traduce in questo volgersi altrove, mentre i colori della terra brillano delle tonalità africane, rammentando le origini e l’appartenenza alle proprie radici.
In alcune scene l’artista focalizza la sua attenzione sui valori comunitari, che riguardano il concetto della famiglia come centralità del nucleo umano in cui si sviluppano i presupposti della condivisione  e del rispetto per l’altro. La comprensione e l’ascolto sono aspetti fondamentali della sua ricerca estetica ed etica: emergono come rapporto dialogico tra gli individui, nel convivere della comunità, nelle persone del villaggio che si riuniscono nel rispettoso silenzio accanto all’anziano portatore di saggezza che tramanda con la sua voce gli insegnamenti non scritti.
Il parto o la gravidanza compaiono con straordinaria potenza espressiva nelle raffigurazioni e sono connessi ai cicli della natura e dell’esistenza che si rinnovano perpetuamente: l’archetipo della Vita/Morte/Vita.
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L’estetica di Malè potrebbe definirsi “surrealismo simbolico materico”, per la sua peculiare capacità di strutturare materiali di riciclo e pigmenti miscelati alla terra, alla sabbia e agli scarti del legno. Le ardue condizioni di vita, soprattutto all’inizio della sua carriera, l’hanno costretto a dipingere su tele di qualsiasi tipo, cucite insieme con una perizia sbalordiva, quasi fossero tasselli di ricordi. Malè su questi supporti poveri (cerate di ospedali, lenzuola lacerate, stoffe e stracci consunti)  fonde i suoi cromatismi creando innovativi elementi che si condensano come strati di pensiero perché, come egli stesso sottolinea: «La ricchezza nell’essere povero sta nel poter dipingere valori puri». Purezza che dona un’ulteriore dimensione di spiritualità e diviene immanenza nell’incontro con la tensione umana ed emotiva. Una pittura carica di potenza scultorea, svelata dalla corposità e pienezza della materia che si fa dialogo nella capacità di rievocare la realtà terrena e nella  finalità umana del costruire, pigmento su pigmento, quel mondo gravido di valori.
Malè è un uomo libero, che è stato capace, nel suo intenso percorso, di svincolarsi dalle scuole d’arte più diffuse a Maputo, in Mozambico, definite rigide e “filogovernative”, riuscendo a trovare uno stile straordinariamente originale ed unico. Nel 2009 stringe una stretta e duratura amicizia e collaborazione con i membri dell’associazione di promozione interculturale “African Art Gate” con sede a Brescia, che hanno organizzato numerose esposizioni, occupandosi della diffusione del suo operato artistico. Come sottolinea il fondatore Riccardo Del Barba: «Il nostro compito è di diffondere l’arte africana attraverso i valori e la cultura dei popoli. Abbiamo iniziato a promuovere l’artista Antonio Alberto Malendze, detto Malè, realizzando esposizioni e progetti con lo scopo di sensibilizzare adulti e bambini ai temi trattati nelle sue opere: l’acqua, la terra, la comunità ed i valori africani. African Art Gate non è fine a se stessa ma è arte come sviluppo culturale, strumento per arrivare ai valori umani, opportunità e progresso».
Un tempo il poeta e teorico André Breton (a sua volta influenzato da Freud) aveva dato impulso al movimento surrealista sottolineando l’importanza del sogno e dell’inconscio; Malè crea tele ed ambienti carichi di speranza e ci dice che la dimensione del sogno è un orizzonte possibile, insegnando che si possono ancora contemplare con stupore l’uomo ed il suo mondo.
Info:
Museo africano
Missionari Comboniani
 vicolo Pozzo 1,  37129 Verona
Tel. 045-8092199
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Orari esposizione:
da martedì a venerdì 9-12.30, 14-17
sabato 9.30-12.30, I e III domenica di ogni mese 15-18.
Chiuso il lunedì.
Associazione African Art Gate
Contatti: Riccardo Del Barba
Tel: 328 6345691
www.africanartgate.it
Artista Malè
www.antoniomalendze.it