José Molina

… fantasie “lisergiche”!

di Marina Novelli

Salire la scalinata interna del Museo Carlo Bilotti e ritrovarsi immersi ne “L’acqua di Talete”, la suggestiva mostra in cui, per la prima volta, José Molina presenta la sua collezione di iconici lavori ripartiti tra dipinti, disegni e sculture oltre a numerose opere inedite. Lo scorso 29 novembre 2018 ha avuto luogo, infatti fino al 17 febbraio c.a., nelle prestigiose sale della Aranciera di Villa Borghese, la mostra di cui oggi andiamo a considerare.

L’acqua intesa come archetipo, forza primigenia da cui si genera la vita e a cui tutto fa ritorno.
L’acqua che regge il mondo e l’acqua che nutre in analogia con l’universo femminile.

Ma perché proprio il tema dell’acqua nel Museo Carlo Bilotti, che a sua volta è immerso nella suggestiva cornice del polmone verde di Roma: Villa Borghese?
Sì, stiamo proprio focalizzando la nostra attenzione sull’Aranciera di Villa Borghese!
L’edificio infatti, prima di essere adibito ad Aranciera, verso la fine del Settecento, fu ampliato e decorato per volontà di Marcantonio IV Borghese, insieme alla sistemazione del contiguo “Giardino del Lago”, al fine di ospitare eventi e feste mondane. La sua realizzazione fu talmente stupefacente che all’edificio stesso venne attribuito il nome di “Casino dei giochi d’acqua”, proprio per la presenza, come tramandato dalle cronache dell’epoca, di fontane e ninfei di particolare pregio in stile barocco, al fine di creare un intrattenimento non certo privo di stupore, agli occhi festosi degli ospiti e dei familiari.

Da qui, ci ha rivelato il curatore della mostra Roberto Gramiccia, l’idea di allestire una personale dell’artista madrileno José Molina, interamente dedicata al tema naturale dell’acqua, da lui designata quale elemento primordiale che dà origine alla vita e fondamento archetipico sul quale poggia tutto il sistema del reale.
Concetto questo che costituisce la base della filosofia occidentale, in base a quanto riportato da Aristotele nella sua Metafisica; Molina, realizzando sculture e opere pittoriche su tela e su carta, in cui sempre predomina l’acqua stessa, si confronta con questo pensiero, evocandola nelle fattezze metafisiche e visionarie dei personaggi rappresentati, permettendo analogamente il ricrearsi di un mondo fantastico che inesauribilmente riconosce se stesso… all’infinito! Infinitum!
Conseguentemente sono state selezionate, per il Museo Carlo Bilotti, le creazioni più interessanti di José Molina legate al tema dell’acqua secondo una visione “cosmogonica” e ad una serie di lavori che richiamano l’interesse dell’artista nei confronti del legame tra uomo e natura. Proviamo a soffermarci sull’artista… chi è José Molina?
Egli nasce a Madrid nel 1965 e già all’età di undici anni si cominciano a vedere i prodromi di quella che sarà poi la sua natura creativa; frequenta infatti diverse scuole d’ar- te e in seguito lavora nel campo della pubblicità, pur seguitando a studiare, fintanto che all’età di trentacinque anni, decide di dedicarsi totalmente alla pittura.
Milano si fa teatro delle sue prime esposizioni, per poi giungere a Roma nel 2014 e la Real Academia de España ospita la sua prima mostra antologica. Poi lo troviamo a Genova e San Marino, fino a giungere a New York nel 2018 presso la Able Fine Art Gallery.

Oggi Molina vive sul Lago di Como ma le sue opere sono presenti sull’intero mercato internazionale, sia europeo che asiatico.
Abbiamo chiesto al curatore della mostra di Roma, Roberto Gramiccia, data la vasta produzione pittorica dell’artista di contestualiz- zare l’elemento dell’acqua. 《I motivi sono almeno tre》 - egli ci ha risposto - 《Il primo ha a che vedere con le origini del Museo Carlo Bilotti che ospita la mostra. Il secondo con quella antichissima del pensiero occidentale e il terzo sta nella complessità dell’opera di José Molina. Beh! Non è poco, verrebbe da dire! Ma poi non basta 》
- egli continua -《 perché proprio nell’acqua si nasconde il senso più profondo di quella “fragilità apparente” che sostanzia la natura dell’uomo. L’acqua è “molle” e non dispone di una sua propria forma, la sua fisicità appare quasi trascurabile, ma poi se si pensa al diluvio universale nonché alla potenza degli oceani, anche se non si è fisici o filosofi, si comprende bene che nella apparente inconsistenza di questo elemento è custodita una potenza spaventosa… e proprio questa “fragilità” è diventata l’oggetto di principale interesse nella mia vita e nella mia ricerca》.
Continua Roberto Gramiccia…《 È infatti particolamermente significativa la scelta di questo museo a cui indirizzo i miei più sentiti ringraziamenti, in quanto la storia di questo spazio ha a che vedere con l’acqua e non ultimi gli incantevoli giochi d’acqua che caratterizzavano questo edificio nel ‘700 e l’idea che mi è venuta è stata quella di dedicare questa mostra all’acqua… l’acqua di Talete perché mi è sembrato opportuno riferirci alle origini del pensiero occidentale. Talete… i Presocratici…e questo per la semplice ragione che le opere di Josè Molina coniugano temi generali che riguardano le esperienze della vita, le sue origini, modalità e possibilità che la vita assume nei suoi aspetti piacevoli o drammatici…a volte tragici》.

C’è da notare infatti, che molto spesso le opere di Molina sono visionarie e tali da rendere la sua collocazione all’interno di una linea di produzione surrealista, possiamo considerarla sco- lasticamente corretta, ma la prorompente originalità e la fantasia estrema impediscono una collocazione troppo rigida all’interno di un casellario interpretativo o storiografico.
Due opere inedite “Marte nascente e Venere nascente”(2018) sono state realizzate appositamente per questa mostra, da cui si evince quanto sia forte il richiamo all’acqua come elemento in cui si crea la vita e, preziosa risorsa, indispensabile per ogni essere vivente.
Le due figure eseguite a matita grassa, rappresentano un uomo e una donna immersi nel mare, atti a testimoniare che dove c’è l’acqua c’è anche la vita.
La figura maschile, al posto delle gambe ha denti da tricheco, mentre quella femminile ha il becco di un tucano che sta a significare la difficoltà dell’uomo a vivere in armonia con la natura e la necessità di ristabilire un equilibrio.

Questa singolare esposizione è stata promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Crescita Culturale - Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, patrocinata dall’Ufficio Culturale dell’Ambasciata di Spagna in Italia e dall’Istituto Cervantes di Roma, organizzata inoltre con il contributo della Galleria Deodato Arte.

Già! Di Josè Molina si tratta infatti di un “artista Lisergico” come ama definirlo il curatore Roberto Gramiccia, davvero un artista visionario, la cui indomita fantasia non trova quiete… senza alcuna sosta egli ci regala delle emozioni davvero grandi… incommensurabili!