PICASSO Metamorfosi

Palazzo Reale, Milano Dal 18 ottobre 2018 al 17 febbraio 2019

“Se tutte le tappe della mia vita potessero essere rappresentate come punti su
una mappa e unite con una linea, il risultato sarebbe la figura del Minotauro”.
Pablo Picasso, Minotauromachia (1935)

A cura di Silvana Gatti

3. PICASSO Busto di donna1L'autunno milanese si apre con la mostra Picasso Metamorfosi in programma dal 18 ottobre a Palazzo Reale. Artista di fama mondiale, in questa rassegna il suo percorso artistico viene affrontato da una particolare prospettiva che analizza il suo rapporto con il mito e l’antichità.
Promossa e prodotta da Comune di Milano - Cultura, Palazzo Reale e MondoMostreSkira, la mostra è curata da Pascale Picard, direttrice dei Musei civici di Avignone. Il progetto, tappa milanese della grande rassegna europea triennale Picasso-Méditerranée, promossa dal Musée Picasso di Parigi con altre istituzioni internazionali, presenta circa 200 opere tra lavori di Picasso e opere d’arte antica cui il grande maestro si è ispirato, provenienti dal Musée National Picasso di Parigi e da altri importanti musei europei come, tra gli altri, il Musée du Louvre di Parigi, i Musei Vaticani di Roma, il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, il Musée Picasso di Antibes, il Musée des Beaux-Arts di Lione, il Centre Pompidou di Parigi, il Musée de l’Orangerie di Parigi, il Museo Picasso di Barcellona. Il progetto continua il percorso di approfondimento sull’artista intrapreso da Palazzo Reale nei decenni, ciclo di eventi su Picasso che ha cementato il rapporto tra il maestro spagnolo e Milano sin dall’esposizione di “Guernica” nella Sala delle Cariatidi nel 1953; seguì, a distanza di un cinquantennio, una grande antologica nel settembre 2001, organizzata con la collaborazione degli eredi dell'artista; infine la rassegna monografica del 2012, che documentò l’ampio spettro di tecniche e mezzi espressivi che caratterizzano la produzione dell’artista spagnolo.
In questa rassegna sarà l’antichità nelle sue diverse espressioni artistiche ad essere reinventata nelle opere di Picasso. Nelle sei sezioni della mostra i visitatori vedranno le opere del grande artista accostate a quelle di arte antica - ceramiche, vasi, statue, placche votive, rilievi, idoli, stele - che lo hanno ispirato e profondamente influenzato. L’arte di Picasso parte dalla formazione classica, avendo incamerato gli archetipi della storia dell’arte, da cui la sua genialità estrapola forme idonee alla metamorfosi del linguaggio artistico verso nuove strade già aperte da Ingres e Rodin.
Il percorso della mostra si apre con il confronto dei tre artisti sul tema del bacio, con alcuni dipinti di Picasso affiancati a due opere emblematiche: “Il bacio” di Rodin e “Paolo e Francesca” di Ingres.
1. PICASSO Il bacio1“Il bacio” di Auguste Rodin nasconde una storia struggente. L’artista ha infatti immortalato Paolo e Francesca, gli amanti per eccellenza, citati nel canto V dell’Inferno di Dante. Amanti clandestini, furono sorpresi dal marito di lei che li uccise. Nell’episodio infernale è solo Francesca a parlare a Dante, mentre Paolo piange al termine del racconto della donna. Le due anime volano affiancate nella bufera che trascina i corpi dei lussuriosi in eterno. Nel 1887 Rodin espone per la prima volta a Parigi alla galleria Georges Petit, poi a Bruxelles, il gruppo del Bacio, commissionato dallo Stato nel 1888 in marmo, per l’Esposizione universale del 1889. Realizzato con la tecnica michelangiolesca del “non finito”, Rodin ha donato ai corpi, nudi e avvinghiati l’uno all’altra, una tale potenza che la materia sembra prendere vita. Il visitatore viene rapito dalla bramosia delle mani che affondano nella carne, braccia che cingono i corpi e bocche che si uniscono in un bacio appassionato. I volti non sono definiti e la loro individualità viene assorbita da questa fusione che li vede figli dello stesso blocco di marmo. Mentre Dante dà ai due innamorati un nome, Rodin li raffigura con il volto nascosto, affinché ognuno di noi possa immedesimarsi. Ingres dedica all’episodio dantesco di Paolo e Francesca diverse opere che contengono una nuova concezione del concetto di passione amorosa. Ingres segna, di fatto, nella storia del costume amoroso e dell’arte, il cambiamento dell’idea di passione e dell’etica sentimentale lungo il periodo ottocentesco, epoca nella qua-le la Divina Commedia fu al centro di un vasto recupero. è il concetto dell’amore illecito che viene messo in discussione, in quanto la pulsione erotica vince sulla ragione, ed il confronto con Picasso documenta come il suo stile sia profondamente innovativo pur trattando lo stesso tema. Le diverse versioni de “Il bacio” presenti in mostra sono unite da una forte tensione erotica che Picasso declinerà per tutta la sua carriera, dal 1899 sino al 1970. Questa pulsione evidenzia il suo rapporto con l’universo femminile.
11. PICASSO La donna in giardino1La ricerca estetica di Picasso sfocia in raffigurazioni di esseri fantastici presenti nel repertorio mitologico, con figure ibride lacerate tra umano e animale, bene e male, vita e morte. Il Minotauro, elemento mitologico nato a Creta dall’amore tra una donna e un toro, è la figura più simbolica di Picasso nelle opere realizzate negli anni Trenta, presente su molti disegni e stampe. La leggenda vuole il Minotauro prigioniero nel labirinto costruito da Dedalo e nutrito con giovani donne e uomini sacrificati. L’essere mostruoso rappresenta la dualità dell’essere umano. Eseguito durante uno dei periodi più difficili della sua vita, “Minotauromachia” è un’opera catartica che rappresenta il dolore e la sofferenza dell’artista. La fine del matrimonio con Olga, a causa della relazione con Marie-Thérèse, il cui viso ritroviamo nelle donne affacciate alla balconata, trova nella figura ambivalente dell’uomo-toro la metafora drammatica della vita di quegli anni. Il Minotauro diventa, nella produzione artistica di Picasso, un motivo ricorrente, presente anche nella celeberrima “Guernica”. Le scene di “Minotauromachia”, per la loro drammaticità, riportano alla mente le opere di Goya e preannunciano i tragici eventi spagnoli. Le opere di Picasso sono popolate da Fauni maschi e femmine - rappresentati nei disegni a penna e inchiostro “Fauno, cavallo e uccello” (1936) e “Fauno” (1937) e nel celebre olio “Testa di Fauno” (1938). La figura di Arianna, simbolo della bellezza che rappresenta il rinnovamento tra tradimento e idillio amoroso, suggerisce l’idea di una rinascita perpetua e ciclica. L’artista sviluppa temi che gli sono particolarmente cari: il Minotauro, l’arena, la guerra, la passione amorosa e la perpetua ebbrezza della vita. Il fascino di Arianna è presente in diverse opere rappresentando le varie sfaccettature dell’amore: dall’erotismo sereno alle cupe fantasie sul rapimento e lo stupro cui rimandano gli esseri ibridi che la affiancano. Esempi di questa trasposizione sono l’acquaforte “Ragazzo pensieroso che veglia su una donna dormiente al lume di candela”(1934); i disegni a matita “Due figure” (1933); “Donna con le braccia incrociate al di sopra della testa” (1939) e i vari nudi femminili: gli olii “Nudo sdraiato” (1932) e “Nudo con un bouquet di iris e uno specchio” (1934) e i disegni a penna e inchiostro “Lo scultore e la sua modella” (1931), “Nudo che si pettina” (1954), “Baccanale” (1955). Picasso visita regolarmente il Louvre dal 1901 e proseguirà le sue visite anche dopo la seconda guerra mondiale, lasciandosi ispirare dalle figure dei bassorilievi greci per il suo dipinto “Donna seduta” (1920), come per il “Nudo seduto su una sedia” (1963), per il suo bronzo “Uomo stante” (1942), l’olio su cartone Studio per “Il moscoforo” reinterpretato con un linguaggio innovativo lontano delle statue ellenistiche. “La fonte” (1921), si ispira a una personificazione del fiume Nilo conservata al Campidoglio a Roma ma il titolo rimanda anche a un dipinto di Ingres, e sfocerà - sempre nel 1921 - nei dipinti delle “Tre Donne alla fonte”, il cui soggetto è ispirato da una pittura di un vaso greco conservato al Louvre.
13. PICASSO Portafiori a forma di uccelloAl Louvre l’artista scopre i periodi arcaici e la pittura geometrica dei vasi greci d’epoca, la cui estrema stilizzazione lo affascina. Con le “Demoiselles d’Avignon” (1907), opera riconosciuta come il manifesto di una nuova estetica, Picasso si allontana dai dettami accademici. L’opera, conservata al MoMA, raffigura cinque prostitute e quando fu esposto per la prima volta nel 1916, il quadro fu tacciato di immoralità. Le figure osservate al Louvre sono contorniate da motivi che hanno un ruolo importante nel processo di elaborazione delle “Demoiselles d’Avignon” come dimostrano i vari studi di nudi a matita esposti in questa mostra, ma anche gli olii “Nudo seduto” (1906-1907), “Piccolo nudo seduto” (1907), le sculture in legno “Tre nudi” (1907), che evolvono poi nelle sculture filiformi in legno “Donna seduta”, “Donna stante” (1930) che annunciano i lavori di Giacometti, ma si ispirano ai bronzi dell’arte etrusca. L’arte greca cicladica pervade inoltre il magnifico dipinto “Nudo seduto su fondo verde” (1946) o ancora la serie in bronzo “I Bagnanti” (1956). Picasso si è inoltre ispirato alla sua collezione di oltre novanta pezzi di ex voto iberici in bronzo, di cui vari esempi sono esposti per la prima volta in questa mostra.
Il percorso della mostra comprende anche il Picasso grafico, creatore di “libri d’artista” che nella prima metà del ’900 arricchirono i più importanti editori dell’epoca. 90 tavole originali e litografie documentano questo lato di Picasso, illustratore di opere quali “Le metamorfosi” di Ovidio o “Il capolavoro sconosciuto” di Honoré de Balzac. In contatto con l’ambiente poetico e letterario del suo tempo, Picasso illustrò molti libri di scrittori suoi amici, quali Max Jacob, Tristan Tzara, Paul Eluard, Jean Cocteau, ma senza dimenticare i capisaldi della letteratura classica. Molte delle sue creazioni nacquero da scambi culturali con gli autori, dove letteratura e pittura si fondono inscindibilmente.
Le tavole rappresentano una panoramica delle tematiche predilette dell’artista spagnolo, dalla mitologia all’erotismo, dalla creazione artistica alla tauromachia, ed esprimono un’intensa forza emotiva. La raccolta mette in evidenza il Picasso grafico, inesauribile sperimentatore di varie tecniche quali l'acquatinta, la puntasecca, il bulino, la xilografia. Spesso l’artista stampava autonomamente le sue opere, producendo nella sua vita più di 2500 incisioni, affermandosi come il maggiore incisore del XX secolo.
La bellissima scultura “La donna in giardino” (1932), in ferro saldato utilizzato come materiale di riciclo e volutamente dipinta di bianco come un marmo, introduce le “Metamorfosi” di Ovidio, di cui Picasso illustra nel 1931 una celebre edizione pubblicata da Albert Skira e di cui Skira, in occasione della mostra, riediterà la copia anastatica. L’importanza dell’acquaforte nell’opera di Picasso, applicata all’edizione a stampa, permette qui di approdare al libro d’artista. La bassa tiratura delle opere e il modo in cui Picasso incide la lastra di rame con un semplice segno risulta concorrenziale al disegno. Le scene immaginate da Picasso accompagnano il testo e sottolineano l’importanza della fonte letteraria nell’interpretazione che ne propone l’artista. Ambroise Vollard, noto mercante d'arte a cavallo tra il XIX e il XX secolo, nel 1900 inizia la sua attività di editore di libri illustrati e opere stampate in cartelle, e pubblica un lavoro di Picasso, noto come Suite Vollard, di cui saranno esposti alcuni fogli. Qui l’artista veste il ruolo dello scultore al lavoro con la modella evocando il mito di Pigmalione, scultore dell’isola di Cipro, che plasma una statua di donna di bellezza ideale di cui si innamora, soggetto amato da Picasso. La mostra si chiude con la sezione sulla ceramica, scoperta da Picasso nel dopoguerra, che inaugura un nuovo capitolo dei suoi collegamenti all’arte antica che lo porta a scoprire il potenziale artistico della terracotta dipinta, trasformando oggetti d’uso comune in vere e proprie opere d’arte in cui il ceramista e il pittore creano insieme in studio. è la ceramista Suzanne Ramier a spingere Picasso alla ricerca di nuovi profili di vasi, stimolando la consultazio- ne dei reperti archeologici, evocando in Picasso il ricordo di Pompei e rivelando il suo gusto per tutte le forme artistiche provenienti dall’ambiente romano. Picasso ricicla in studio vari materiali come frammenti di contenitori culinari e di piastrelle per arrivare a esiti straordinari come nelle terrecotte: “Vaso, donna con la mantella” (1949), “Frammento di pignatta decorato con un viso” (1950), “Musico seduto” (1956), “Suonatore di flauto doppio seduto” (1958); o nelle bellissime ceramiche “Vaso tripode con viso di donna” (1950), “Portafiori a forma di uccello” (1950-1951), “Brocca con toro” (1957). Una mostra da non perdere, Picasso Metamorfosi, che documenta un artista mondiale alla luce delle fonti antiche che ne hanno ispirato l’opera, svelando il filo rosso che lega l’Antichità all’arte del XX secolo.