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Pittura nel Paleolitico: Le grotte di Lascaux

di Francesco Buttarelli.
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La preistoria ha conservato tracce significative riguardo al tempo in cui l’uomo ha iniziato a dedicarsi all’arte. Circa trentaseimila anni fa, durante la fase finale del paleolitico, gli uomini che sa- pevano esprimersi soltanto attraverso un linguaggio rudimentale, già conoscevano il valore delle immagini e delle raffigurazioni. Tutto è rappresentato dalle antichissime testimonianze di pittura rupestre (così chiamata poiché realizzata sulle pareti rocciose di alcune grotte come quelle di Lascaux in Francia e di Altamira in Spagna). I soggetti più comunemente realizzati sono animali, molti dei quali oramai estinti. Veniamo colpiti dalla precisione dei dettagli. Gli “artisti” preistorici, seppero sfruttare l’essenza naturale delle cose ed il movimento anatomico di tutto ciò che veniva rappresentato. Un luogo ove è possibile tornare indietro nel tempo attraverso una visione di insieme spazio-temporale sono le grotte di Lascaux, un insieme di caverne comunicanti che si trovano nella Francia sud-occidentale presso il villaggio di Mantignac. Le grotte furono scoperte casualmente nel 1940 da alcuni ragazzi che inseguivano un cane smarrito. Situate in un massiccio calcareo le grotte presentano una serie di lunghi cunicoli che improvvisamente sfociano in grandi ambienti chiamati “sale”. Le pareti sono completamente ricoperte di immagini disegnate con le dita o con pennelli rudimentali, i colori maggiormente usati sono ocra, rosso e nero. Tutte le figure sono rappresentate in movimento. Qualsiasi asperità rocciosa è stata sfruttata dagli artisti per conferire maggiore rilievo agli animali dipinti.
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Tutti i soggetti risultano rappresentati di profilo. Per lungo tempo gli studiosi si sono domandati quale sia stato il significato di queste immagini e quali ragioni abbiano spinto gli uomini primitivi (sempre impegnati nella ricerca del cibo e nella sopravvivenza) ad impegnarsi per raffigurare scene di caccia e di vita quotidiana. Ne è scaturita un’ipotesi probabile: l’arte legata a riti propiziatori. Le grotte di Lascaux hanno ospitato molte generazioni di cacciatori, in quel luogo non era agevole dipingere alla luce di torce rudimentali. Affrontare così tante difficoltà in un luogo ove abitualmente non si viveva, presupponeva una volontà forte che poteva dimostrarsi utile a tutta la comunità. Appare quindi verosimile, che le grotte di Lascaux costituissero un vero e proprio santuario in cui si svolgevano riti importanti per le comunità primitive. I cacciatori paleolitici credevano infatti che rappresentare l’animale volesse significare possederlo attraverso i loro dipinti e grafiti si mettevano in contatto con le forze della natura che veneravano: la terra, il sole, la luna, il vento, la pioggia, le tempeste, il giorno e la notte. Dal 1979 le grotte di Lascaux sono state inserite dall’Unesco nella lista dei patrimoni dell’umanità. Attualmente le grotte sono visibili sfruttando sistemi di osservazioni moderni che invitano ognuno di noi a percorrere la galleria dell’immaginario tornando a ritroso nel tempo.