MAMbo Museo d'Arte Moderna di Bologna

Altman. Ritratto della poetessa Anna Akhmatova Altman. Ritratto della poetessa Anna Akhmatova
E' stata inaugurata a Bologna la mostra: REVOLUTIJA. Da Chagall a Malevich, da Repin a Kandinsky. Capolavori dal Museo di Stato Russo di San Pietroburgo al MAMbo - Museo d'Arte Moderna, che proseguirà sino al 13 maggio 2018. La rassegna è prodotta e organizzata da CMS. Cultura in partnership con il Comune di Bologna/Istituzione Bologna Musei, in collaborazione con il Museo di Stato Russo di San Pietroburgo cui appartengono i due curatori, Evgenia Petrova, che ne è vicedirettore, e Joseph Kiblitsky.
3. GoncharovaL’arte delle avanguardie russe è un importante capitolo del modernismo, periodo compreso tra il 1910 e il 1920 che ha visto nascere scuole, associazioni e movimenti d’avanguardia diametralmente opposti l’uno all’altro. La rassegna mette in luce i movimenti artistici nati in Russia tra i primi del Novecento e la fine degli anni ‘30, facendo conoscere al pubblico artisti rimasti un po’ nell’ombra, come Repin e Petrov-Vodkin o Kustodiev, oscurati dal successo avuto da altri quali Chagall, Malevich o Kandinsky, tutti presenti in mostra.
Chagall e Kandinsky, lasciata la Russia nel ‘22, sono stati i primi a essere conosciuti in Europa mentre Malevich è diventato molto noto perché le sue opere, oltre ad essere esposte in Europa, nel 1955 sono state mostrate al Guggenheim di NY.
In mostra, una carrellata di circa 70 opere racconta gli stili e il percorso di artisti tra cui Nathan Altman, Natalia Goncharova, Kazimir Malevich, Wassily Kandinsky, Marc Chagall, Valentin Serov, Alexandr Rodchenko e molti altri, evidenziando la modernità dei movimenti culturali della Russia d’inizio Novecento. Il percorso spazia dal primitivismo al cubo-futurismo, fino al suprematismo, costruendo contemporaneamente un parallelo cronologico tra l’espressionismo figurativo e il puro astrattismo.
L'allestimento, giocando sugli ampi spazi della Sala delle Ciminiere, attira l’attenzione del visitatore che viene accolto in un’anticamera incorniciata da foto d’epoca per poi incontrare subito le prime opere di Repin e Serov datate attorno al 1905, l’anno della rivoluzione democratico-borghese che ha visto protagonisti artisti, poeti ed intellettuali, come testimonia in mostra l’opera “17 ottobre 1905”, di Ilja Repin. E’ un quadro di grandi dimensioni in cui la folla esaltata par quasi travolgere lo spettatore. Al centro, un gruppo di proletari con donne e uomini in divisa domina la scena, portando sulle spalle un uomo scarcerato che scuote allegramente le catene per la ritrovata libertà. Mentre la gente è allegra e canta, due personaggi ai lati della folla restano in silenzio, quasi in una sorta di premonizione delle future sofferenze della Russia. La tela è esposta accanto a “Che libertà!”, opera anch’essa di Repin, che esprime pienamente l’influenza impressionista nell’uso libero delle pennellate. Repin dal 1873 al 1876 soggiornò in Italia e a Parigi. A contatto con gli Impressionisti francesi, carpì da questi il gusto per il colore vivo e luminoso, che reinterpretò personalmente nei suoi quadri raffiguranti contadini, pescatori e scene di vita e di mercato, allontanandosi dalla tradizione culturale del realismo.
2. RepinSono anni in cui la vita artistica di Mosca è piuttosto intensa e guarda con ammirazione la pittura francese, dai fauves ai cubisti, senza tuttavia accoglierla incondizionatamente ma cercando di arricchirla con apporti del tutto originali. In Russia la necessità di un rinnovamento della società e delle sue strutture era fortemente sentita; l'intellighenzia russa era attraversata da un dibattito piuttosto acceso tra chi proponeva di adeguarsi alle conquiste dell'Occidente e chi invece sosteneva la necessità di non snaturare la cultura slava, rimanendo fedeli alle proprie tradizioni pur cercando un linguaggio personale. Anche le avanguardie diffidavano da un accoglimento a priori dei modelli occidentali e spesso, desiderando a tutti i costi un rinnovamento, prendevano spunto da fantasiose radici preistoriche e precristiane.
Mentre il fallimento della rivoluzione del 1905 aveva seminato la sfiducia tra intellettuali e artisti, quella vittoriosa del ‘17 diede nuova linfa all’arte ed alla cultura sovietica. Non mancavano le contraddizioni, in quanto insieme ad artisti di formazione realistica, sulla linea dell’Ottocento, si trovavano artisti provenienti da differenti indirizzi formalistici e d’avanguardia, uomini esasperati che, pur non esponendo in patria, nutrivano un filo di speranza guardando alla rivoluzione come ponte da un passato travagliato verso un futuro migliore. In particolare, il “formalismo estetico” tendeva allo studio delle forme, contrastando l'esasperato soggettivismo romantico, che ebbe luogo nella seconda metà del sec. XIX.
Presente in mostra anche Tatlin, marinaio ed artista dedito sia alla pittura che alla musica folkloristica, che traeva ispirazione durante i suoi viaggi in Turchia, in Grecia e sulle coste dell'Africa del Nord. Grazie alla sua passione per la pittura cubista e futurista realizzò rilievi astratti polimaterici (i Controrilievi), inaugurando in tal modo il costruttivismo, con un occhio rivolto ai nuovi materiali e alle tecniche industriali. A Parigi incontrò Pablo Picasso, da cui apprese la tecnica di scomposizione degli oggetti su piani diversi, fino a ottenere pure forme geometriche. Professore di arte e tecniche pittoriche durante la rivoluzione russa, aderì al produttivismo, secondo cui l'arte doveva sottostare ai principi della costituzione di una società nuova e egualitaria. Nel 1919 era stato coinvolto nel progetto di una torre metallica a forma di spirale più alta della Torre Eiffel, con i suoi 400 metri. All’opera, dedicata alla Terza Internazionale, simbolo del nuovo corso sovietico, in mostra è dedicato un video. I lavori non furono mai iniziati e il progetto venne abbandonato.
1. Repin What an expanseMichael Larionov e la moglie Natalia Goncharova aprirono il primo capitolo delle avanguardie russe. Tra il 1912 e 1913, Larionov attingendo al futurismo italiano e al cubismo francese, creò il raggismo. Come Kandinsky, di cui in mostra “Su Bianco (I)” del 1920 e “Crepuscolo” del 1917, Larionov a- priva un altro spiraglio all’arte non oggettiva. La Goncharova dipinse atmosfere popolari in uno stile neo primitivo, recuperando i motivi del folclore e dell’artigianato popolare. Ne sono un tipico esempio, in mostra, “Contadini - Frammento della composizione “Vendemmia” e “Lavandaie” del 1911. In mostra inoltre quadri celebri come “Il ciclista” del 1913 della Goncarova, in cui il protagonista, un ciclista in movimento sulla bicicletta, è scomposto secondo il processo tipico dei pittori cubisti come Picasso o Braque, ma è raffigurato anche nel suo dinamismo come facevano i futuristi italiani Boccioni e Balla. Una fusione di stili arricchita da elementi grafici, come i caratteri cirillici e i numeri, un procedimento che anche Larionov utilizzava nei suoi dipinti. Certamente per lei il passo dal dinamismo futurista all’astrattismo fu breve.
Anche le opere di Natan Altman risentono del cubismo francese. Il ritratto della poetessa Anna Achmatova, presente in mostra, rappresenta la donna in verosimiglianza, ma la figura è scomposta geometricamente anche nei dettagli anatomici e si staglia su uno sfondo in cui sono introdotti elementi cubisti, come per l’autoritratto in mostra di un altro cubista russo, Aristarch Lentulov.
Numerose furono le donne artiste, attive in Russia in quel periodo, tra cui Popova, in mostra il suo “Architettura pittorica” del 1916, influenzata da Boccioni, Olga Rozanova, con “Composizione non oggettiva. Suprematismo” del 1910 presente in mostra, e Sofia Dymschyz-Tolstaya, della quale sono in mostra tre opere fondamentali.
Il 19 dicembre 1915 si inaugurò a Pietrogrado la mostra che segnò la svolta storica di quel periodo effervescente. Fu intitolata “010” e vi esposero Malevich e Tatlin, i due massimi esponenti dell’avanguardia russa. Nato vicino a Kiev da genitori russo-polacchi, Malevich incominciò come pittore post impressionista; dopo un periodo neo pri- mitivo - la Goncharova esercitò grande influenza su di lui - passò a uno stile che egli definì a-logico. Meno di due anni prima dell’ottobre ‘17 Kazimir Malevich aveva proclamato la supremazia della pura sensibilità su ogni realismo. La mostra è arricchita da foto storiche, video d’epoca. Eccezionalmente esposte le riproduzioni dei costumi di scena realizzati da Malevich per lo spettacolo teatrale “Vittoria sul Sole”, in cui comparve per la prima volta l’idea del famoso “Quadrato nero”. Fu attraverso l’astrattismo di “Vittoria sul Sole” che Malevich raggiunse la totale non oggettività: “Avendo disperatamente cercato di liberare l’arte dal mondo oggettivo - dichiarò - trovai rifugio nella forma del quadrato”. Era nato il suprematismo.
La teoria di Malevich ebbe diversi seguaci, alcuni dei quali conosciuti durante l’insegnamento, cui lo chiamò Marc Chagall che nel 1917 era stato nominato commissario dell’arte per la regione di Vitebsk, dove aveva fondato un Museo d’Arte Moderna e una Accademia di Belle Arti, di cui era diventato direttore. Ma i metodi di insegnamento e i rigidi precetti del nascente suprematismo entrano prestissimo in contrasto con il lirismo di Chagall, testimoniato in mostra dal magnifico “Promenade” del 1917-1918. Tra le opere più belle e conosciute della mostra, questo dipinto di Chagall vede al centro della scena il pittore che tiene per mano la moglie Bella mentre vola leggiadra per aria. Nell'altra mano tiene un uccellino come simbolo della loro simbiosi con la natura. Alle loro spalle è raffigurata la città natale dei due, Vitebsk, dove vivevano all'epoca (siamo nel 1917).
Altro famosissimo scontro di Malevich fu quello con Tatlin. Tatlin e i suoi seguaci incitavano gli artisti a dedicarsi a un’attività utile alla società, applicandosi alla pubblicità, composizione tipografica, architettura, produzione industriale. Sotto questo aspetto si può dire che Tatlin è stato un pioniere dell’industrial design. Il costruttivismo ottenne in questi campi risultati positivi.
I fratelli Naum Gabo e Anton Pevsner, nell’agosto 1920, firmarono il Manifesto del realismo, chiamando così la loro versione del costruttivismo per sottolineare il profondo legame con la realtà politica. Gabo sosteneva che l’arte possiede un suo valore assoluto, indipendentemente dal tipo di società.
La rivoluzione aveva generato due opposte fazioni, da un lato gli artisti che seguirono i due capofila Malevich e Tatlin, dall’altro gli artisti del ritorno all’ordine e all’accessibile linguaggio figurativo.
Con queste opere iniziava il cammino all’indietro dell’avanguardia, prima dimenticata, poi perseguitata. Era ormai alle porte il realismo socialista. Tra i suoi maggiori rappresentanti ricordiamo Isaak Brodsky, e Vasilij Kuptsov. Il realismo socialista venne decretato dall’associazione degli artisti proletari nei primi anni Trenta come unica forma d’arte accettata, differente da quella di artisti che rimasero fedeli al figurativismo ed al realismo negli anni delle avanguardie, come per esempio Valentin Serov, di cui in mostra il “Ritratto della ballerina Ida Rubinstein” del 1910 o Zinaida Sere- brjakova presente in mostra con il magnifico “Bania” del 1913 e Ilya Mashkov, allievo di Serov, presente con “Pani. Natura morta2 del 1912.
Eventi sconvolgenti si erano susseguiti da quando nel 1930 era stata chiusa a Mosca la mostra di Malevich, così come tutte le altre mostre d’avanguardia. Lenin era morto, Stalin avanzava come testimoniato in mostra dal suo ritratto del 1936 di Pavel Filonov. Il trionfo del neo-verismo sovietico apriva le porte a un’arte paternalistica, in cui al rifiuto di ogni modernismo volto a rinnovare il linguaggio delle arti, corrispondeva l’accettazione del più vieto illustrazionismo.
Durante la mostra la città di Bologna è arricchita da un ricco programma di appuntamenti cui parteciperanno, in primis, l’Università degli Studi di Bologna e le principali istituzioni culturali cittadine. L’esposizione e i temi, che implicitamente propone, sono sviluppati in tutta la città da istituzioni, associazioni, commercio e realtà produttive, per attivare e valorizzare il territorio medesimo.
a cura di Silvana Gatti

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Tel. +39 051.71.68.808
(Lun – Ven 8.30 - 18.00 //
Sab 9.00 - 13.00)