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ROSELLA GIORGETTI: I fantastici voli del colore.

Contatti:
www.rosellagiorgetti.com
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Cell. 3476502930

Tutto comincia con una autentica, pura passione. Tutto comincia con un istinto irrefrenabile: quello che porta alcuni a vincere ogni paura espressiva, ogni freno al sapersi raccontare meglio col dipingere. Colori e tele, sperimentazioni e ricerca sono davvero l’anima stessa della pittura di Rosella Giorgetti. Basta ascoltarla mentre riferisce delle sue evoluzioni stilistiche, della sua storia, per capire che il suo entusiasmo di pittrice è puro, incrollabile, sano.
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Marchigiana di origini, ma cresciuta a Pomezia tra i fabbricati razionalisti delle città di fondazione, Rosella cerca la pittura esattamente, si può dire, come la pittura ha cercato e trovato lei. Non che non sia brillante nel dialogo e nella scrittura, ma la pittura è davvero la sua via. Oggi è una affermata professionista che mette nelle sue operazioni artistiche un credo ancestrale, quello verso il colore e le forme che esso assume, come a dimostrare che non è la forma a prendere corpo, se colorata. Ma è il colore ad assumere forma di sogni, desideri e speranze, se pilotato da una insaziabile curiosità di misurarsi con lo spazio, con quel che le grandi tele le consentono.

Andando con ordine, ritroviamo una Giorgetti vincitrice, nel lontano 1990, di un premio di pittura nella sua Pomezia, convincente nei volumi e nella scelta delle tinte. Come fosse allora già matura artista con un background di tutto rilievo. Invece no. La sua è autentica vocazione al racconto pittorico, rinforzata da applicazione e studi diligenti, condotti da maestri che le hanno insegnato i fondamentali del dipingere, lasciandola poi libera di spaziare fin dove la sua convincente allegria compositiva può arrivare. E può davvero arrivare ovunque, a leggere la sua trasformazione da pittrice del figurativo ad uno stile decisamente singolare, che avvolge le frontiere della fluid art e quasi le mette al servizio di un modo di esprimersi del tutto indipendente da canoni prefissati o facilmente classificabili.
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Tutto ciò che iniziò con la passione diventa un quadro fondamentale nella sua storia: una apparente grossa onda, dalle cromie azzurre e blu, che in realtà ha le fattezze di una testa d’aquila. Giorgetti dunque individua un percorso che si stacca dai canoni della fluid art propriamente detta, perché le tinte non viaggiano, per quanto direzionate abilmente, senza una prevedibilità. Piuttosto seguono il temperamento della pittrice figurativa, che vuol dare forma ed assetto individuabile a ciò che produce. E così Rosella Giorgetti passa ad applicare quel principio di indipendenza dalla indipendenza della composizione fluida, arricchendo temi ed opere di una maggiore accortezza. Il pennello integra e completa il flusso dei colori, lo delimita con sapienza. Nascono i suoi fiori policromi, che del fiore hanno l’evidente aspetto ma non sono dipinti con il manierismo del buon allievo o la nevrosi creativa dell’informale ad ogni costo. Hanno nel loro corpo passaggi di colore, accortezze cromatiche, pennellate strette o larghe, percettibili o appena accennate che danno al risultato un senso di autonomia e di libertà espressiva che oggi è cifra riconosciuta del suo bel produrre.
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E nasce una indagine su visioni sottomarine immaginate, che sembrano svelarci i segreti degli abissi proponendoci un mondo policromo, vivace, fatto di corpi e forme allineati che lasciano uno spazio superiore abbondante, a sottolineare l’effetto del colore in cui le forme possono stagliarsi in una sorta di infinito fantastico ed ideale. Non basta. L’artista, a ricordo delle lezioni ricevute e del tendere ad una riconoscibilità che oggi è chiara, caratterizza le sue campiture con una pittura di fondo fatta di pennellate diagonali, percepibile ancor più quando, a cor- redo dello sfondo (importante quanto il soggetto, ci ha insegnato la storia della pittura moderna) con corpuscoli brillanti ed altre garbate diavolerie stilistiche che contribuiscono a rinforzare e sottolineare la discrasia fra le forme e lo spazio che le accoglie, perché l’uno diventi davvero quel che serve perché le altre siano attraenti, fascinose, convincenti.
Nondimeno si fanno notare gli animali dipinti su quelle campiture dal segno cromatico diagonale: gabbiani in volo dalle ali fatte di puro colore bianco che paiono nuvole allungate, bianchissimi uccelli liberi in un campo scurissimo e perciò atto ad esaltarne il biancore. Stanno insieme, al fine che l’artista chiede alle sue opere, le lezioni figurative e le sperimentazioni fluid. Una combinazione che non esclude gli accenni a forme certe, come i piccoli fiorellini su deliziose campiture blu notte punteggiate da piccoli e intermittenti segni circolari bianchi, squillanti nello scuro come lucciole o provenienti dall’alto come una soffice nevicata.

Le figure di qualunque corpo più parranno rilevate e spiccate da’ loro campi, delle quali essi campi saranno di colori chiari o scuri, con più varietà che sia possibile ne’ confini delle predette figure…
(Leonardo Da Vinci, Trattato della Pittura, parte prima, c.148).
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Rosella Giorgetti lo sa. In maniera naturale e perciò ancor più apprezzabile. Come sa che quel suo disporre forme di un mondo ideale, una a fianco all’altra, così policrome e strutturate, per poi lasciare ampi campi superiori in un chiarore sempre più potente, evoca il concetto dei dipinti della arte sacra dei secoli passati. Lì il soggetto sacro che volgeva la sua vita allo spirituale ed al divino era avvolto da luci giallognole o bianchissime, mentre il mondo terreno, in basso, si affollava di bruniture che evocavano la materialità. Il tutto contribuiva allo stupore quanto in Giorgetti contribuisce all’apprezzamento sempre maggiore. I suoi quadri potrebbero essere anche monocromi, a questo punto. Nulla cambierebbe. La nota caratteristica della diagonalità onnipresente nelle campiture conferirebbe una riconoscibilità evidente. Come è riconoscibile una sua opera in cui le tinte sembrano casualmente ammassarsi e curvare coi loro capricci. Sembrano. Perché la sua puntualità di artista sensibile permette di capire che in ogni angolo, in ogni colore, in ogni spazio, anche il più imprevedibile, è la pennellata di chi ha ancora la gioia del creare, la fermezza del voler dare forma e la grazia di scelte cromatiche azzeccate.

Non male, in un mondo di incertezze.
Giorgio Barassi