I Tesori del Borgo: Pievefavera.

Il castello, le colline, gli uliveti, il lago. Armonia assoluta di colori e di forme come in un dipinto di Corot.
A cura di Marilena Spataro.
Un affresco di rara bellezza naturalistica e paesaggistica che si specchia in limpide acque lacustri. è l’antico Borgo medievale di Pievefavera, a mio avviso, il più affascinante del territorio di Caldarola, l’altrettanto affascinante cittadina del Maceratese, carica di storia e di incantevoli scorci architettonici e ambientali, situata nell’area della Valle del Chienti, nonché porta che si apre sullo spettacolo mozzafiato dei Monti Sibillini.
Oltre che sul vecchio Borgo medievale di Pievefavera, in questo nostro breve tour, concentreremo l’attenzione sul suo castello, struttura architettonicamente armoniosa e di grande interesse storico, con un’incredibile posizione che lo vede elegantemente svettare su uno sperone collinare e con un paesaggio e un ambiente da favola che gli fanno da sfondo. Un suggestivo affresco che coinvolge l’intero insediamento borghivo, immerso com’è tra gli uliveti delle morbide colline che degradano in dolci declivi verso le limpide acque sottostanti dell’omonimo lago (detto anche Lago di Caccamo) e che qui si specchiano quasi per incanto.
Luoghi, quelli di Pievefavera, che sono anche l’areale prevalente della Cultivar Coroncina, varietà di olivo marchigiana per la produzione di un tipico olio di eccellente qualità, dal sapore fruttato, amaro e pungente, con sentore di carciofo, e dal colore verde intenso, con elevato contenuto in polifenoli e clorofilla e con un buon rapporto insaturi/saturi.
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Il Castello

Risalente al XIII secolo, il Castello di Pievefavera conserva quasi intatta la struttura muraria, con tre cortine e quattro torri, di cui una successivamente trasformata in campanile, camminamenti di ronda, un grande palatium attiguo alla porta d’ingresso, munito di torrione e trabocchetto. Nel castello si trova la chiesa parrocchiale dal portale romanico a tutto sesto con trabeazione esterna e decorazioni altomedievali. Il suo interno di gusto barocco, ma rimaneggiato nel secolo scorso, è composto di una sala unica con quattro cappelle laterali ed un imponente altare centrale. Dell’antico impianto rimane l’abside dietro l’altare centrale. Nella chiesa sono custodite opere del XV secolo di cui la più pregevole é un San Sebastiano ligneo cinquecentesco.
Il Borgo e la Pieve
La struttura urbana di Pievefavera è ancora praticamente intatta. Il nucleo centrale di tutto l’insediamento è la Pieve della quale si hanno notizie documentate sin dal XII secolo. Da questo punto situato nella zona più in alto, si espandono, realizzate in due fasi successive, altre due cinte murarie. La costruzione a nord delle mura cittadine, realizzata dal pievano Berardo Da Varano, risale al XIII secolo, mentre l’ultima cerchia è ascrivibile al XVI secolo. Ancora oggi è perfettamente individuato il percorso principale che dalla porta più in basso, a nord, conduceva alla Pieve attraverso tre porte.
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Nell’insieme, Pievefavera si presenta fortificata su quasi tutto il perimetro (ad eccezione del lato nord-ovest dove le mura sono state inglobate dal palazzo signorile e in parte demolite) con cortine verticali in pietra calcarea bianca. Cinque torri vigilavano sulle mura cittadine: tre a pianta quadrata di cui due rompitratta e una angolare, due poligonali agli angoli contrapposti secondo uno schema tipico locale. Tutti gli edifici sono costruiti con blocchi di roccia marnosa che danno al paese una sua caratteristica fisionomia. Il toponimo è composto da “Pieve” e “Favera”. Il termine “Pieve” deriva dalla parola “plebs”che indicava, nei primi anni del cristianesimo, il popolo di Dio: cioè chi aveva il dono della fede ed aveva ricevuto il battesimo; con il tempo, si estese all’edificio ed al territorio di pertinenza dove era stanziata la prima pieve; il termine “Faveria” si collega all’insediamento roma- no ed al possidente da cui prese il nome. Il primitivo insediamento era situato più in basso ed era sorto quale “mansio” o “statio”. Si suppone che la vicenda di Pievefavera inizi al tempo dell’antica Roma e, infatti, lungo la sponda meridionale del lago oggi sorge un’area archeologica di epoca romana dove sono presenti strutture di età tardo repubblicana appartenenti alla “pars rustica” di una villa. Nei pressi è situato l’Antiquarium dove sono conservati i materiali archeologici.
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La Storia

In seguito alla caduta dell’Impero Romano, Pievefavera seguì le sorti di tutti quei piccoli centri montani che, probabilmente, per continuare a vivere si arroccarono in luoghi impervi, al sicuro di mura castellane. La cellula germinativa del nuovo insediamento fu la pieve, i documenti più antichi nei quali si fa e- spressamente menzione della “plebs” sono pergamene risalenti al 1170. Da qui in poi, la storia di questo antico Borgo medievale, sarà strettamente legata alle vicende del Comune di Camerino. La posizione strategica di Pievefavera a difesa del confine in direzione sud-est, nonché il suo peculiare rapporto diretto con la famiglia Varano che dominò a Camerino per circa tre secoli, l’importanza stessa della pieve in possesso (fino al 1453) dell’unica fonte battesimale della zona, decretarono la superiorità del borgo fortificato rispetto a quelli limitrofi e la sua sopravvivenza nei secoli; il suo vincolo strettissimo con la famiglia titolare della Signoria è testimoniato da diversi documenti. Così come l’espansione fortificata di Pievefavera è in stretta connessione alla crescita del comune di Camerino, la sua decadenza, o meglio l’arresto della crescita della sua struttura castellare segue il declino della famiglia Da Varano che, esautorata nel 1434, ritorna brevemente, per vedere, infine, questo suo territorio conquistato da Cesare Borgia e governato da questa dinastia fino al 1539, anno dell’annessione del Ducato di Camerino da parte della Sede Apostolica. Tale data si può ritenere conclusiva della fase attiva nella storia delle fortificazioni del territorio camerte; lo Stato della Chiesa, infatti, anche per le mutate condizioni storiche politiche, non si avvalse delle potenzialità militari dei nuovi centri annessi che, sebbene lasciati inattivi, rimasero immutati nel loro aspetto fortificato.
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Il Lago e le leggende

Ad aggiungere fascino a Pievefavera, alla sua storia e alla sua urbanistica fin qui descritte, è la presenza nel suo territorio dell’omonimo lago nelle cui acque limpide il Borgo si riflette. Conosciuto anche come Lago di Caccamo, questo specchio lacustre della valle del fiume Chienti è incastonato nel cuore dell’Unione Montana dei Monti Azzurri e si divide nei suoi versanti tra i comuni di Caldarola e Serrapetrona. L’invaso delle acque, generato dal Chienti, è stato realizzato artificialmente, la qual cosa non incide minimamente sulla bellezza del luogo, che permette di trascorrere, specie in primavera, piacevoli giornate con lunghe passeggiate ed attività all’aria aperta, non ultime la pesca e il canottaggio. Il lago è stato creato nel 1954 per la produzione di corrente elettrica. Perfettamente integrato con l’habitat naturale e il paesaggio circostante, più che opera dell’uomo, esso appare, con le sue acque cristalline dai riflessi del cielo e con le sue sponde inanellate del verde smeraldo collinare, come uno splendido miracolo della natura. Un luogo che è anche punto di partenza di spettacolari percorsi naturalistici, a piedi o in mountain bike, e, per i più audaci, itinerario che si inerpica su per la montagna in direzione dei sovrastanti Monti Sibillini (oggi detti, leopardianamente, Monti Azzurri). Montagne incantate abitate da fate e streghe, e dove ancora, si narra, vi dimora Sibilla, che da secoli continua a far risuonare i monti della sua inquietante voce oracolare e dei suoi misteriosi enigmi vaticinanti.