Paù: centralità del colore, puntualità del segno.

A cura di Giorgio Barassi.

Questa gran volta del cielo, sotto la quale stupiti viviamo.
È come una lanterna, magica di illusione:
il Lume dentro n’ è il sole, la lanterna è il Mondo;
e noi, come forme fuggenti, sbigottiti, passiamo.
Omar Hayyam, Persia XI-XII sec.

Quello che fa Paù non è solo dipingere con una passione invidiabile. È trasmettere, infondere e propagare la serenità che arriva dalla bellezza del coordinamento e della armonia di colori e segni, siano essi i “puntini” come lei stessa li definisce, siano le variazioni sul tema che stanno via via popolando lo sfondo o addirittura i tre quarti di alcune sue opere.
Non è più un segreto, ormai: la chiusura delle attività, lo svuotarsi delle città e dei paesi a causa di una stramaledetta pandemia ha costretto Paù (al secolo Paola Belluco) in casa come tutti gli altri, ma è davvero il caso di dire che lei ha fatto di necessità virtù. La passione per le arti l’ha sempre animata, una dimestichezza coi colori l’ha sempre avuta, ma stavolta si trattava di tradurre in espressione pittorica la filosofia esistenziale di una artista che ormai può sfornare dal suo enorme bagaglio creativo qualsiasi invenzione tenuta insieme dalla centralità del concetto del Mandala e dalle variazioni su temi che sanno di oriente e di antica e sapiente pazienza.
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Mandala è un termine sanscrito, che indica qualcosa di sacro, di forma rotonda. Ma è anche un termine che per il buddhismo indica una serie di disegni per scopi meditativi. Indica anche il luogo che il soggetto sceglie e circoscrive perché lì ha sede la sua divinità invocata. Ha molti altri significati, spesso discussi nei secoli, ma alla fine concordano tuti o quasi nel definirlo il centro attorno al quale muovere la concentrazione ed il pensiero perché diventi rifermento ed insieme universo, benessere, spiritualità.
E qua potremmo citare i tanti casi in cui la centralità, non solo nel pensiero orientale, ha un significato profondo e diffuso, noto a chiunque ed evocato in vicende tecniche ed artistiche. È circolare il rosone del fronte delle chiese, è circolare il medaglione centrale della gran parte dei tappeti orientali, è un cerchio il nimbo, cioè il centro attorno al quale si inscrive un personaggio delle icone antiche, è il cerchio un luogo che limita e confina ma che avvolge e comprende. È circolare, infine, lo stesso aspetto del punto, ingrandito a visione d’occhio e almeno perce- pibile nella sua completezza. Si parte dal Mandala e si arriva a significati profondi, che con la policromia e la accortezza certosina delle opere di Paù, diventano innanzitutto gradevoli, ma poi anche affascinanti ed in alcuni casi decisamente sorprendenti.
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Non le è bastato mettersi di buzzo buono e coltivare il senso di una sacrosanta pazienza per comporre le sue opere che sanno di miniatura e contemporaneamente di grandiosità. Paù ha voluto usare gli spazi attorno alla descrizione dei suoi lavori policromi e circolari per disseminarli di piccoli punti dalla bellezza caleidoscopica. Punti multicolori a cui arriva l’occhio di chi cerca di evadere dalla centralità, linee perfette e colorate che agghindano il senso di quel benessere e gli danno il tono delle più avanzate scoperte della cultura Pop in pittura, cioè quelle variazioni sul tema centrale che furono i dripping, le sciabolate di colore, le sovradipinture rispetto al soggetto centrale, i piccoli punti o spazi colorati che furono dall’inizio del XX secolo ragione di accorto impegno per molti grandi artisti.
Ma così, potrebbero pensare i meno attenti, si va fuori dal tema, fuori dal cerchio e fuori dall’analisi di una pittura completa e precisa. E sissignori è proprio quello che Paù fa coi suoi dipinti. Fatta salva quella centralità, che abbiamo detto appartenente non solo alle culture strettamente orientali, si tratta di “fare un quadro” e muoversi senza divagazioni eccessive verso le mille fantasie che lo spazio lascia all’artista. Ecco che compaiono grandi spazi monocromi, in basso ed in alto resi intriganti da un andare sinuoso di disegni boteh (la forma a fagiolino che tutti chiamano disegno kashmir) o che addirittura quel cerchio di colori e segni concentrici si sposta verso la periferia delle tele, lasciando grandi spazi al colore pieno, oppure che quel centro sia ripetuto più volte a riempire di dualità e senso del doppio la già ricca operazione artistica di questa sapiente e paziente artista.
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Eppure tutto risponde ad un coordinamento lenticolare e insieme di imprevedibili, variopinti segni collocati in spazi che sarebbero altrimenti semplice scenografia di bellezza e solo capaci di eccitare la visuale del semplice sbigottimento. Paù cerca di indicare una via che renda il dipinto in grado di sostenere la prova, da qualsiasi parte lo si incominci a guardare. Meglio se la scansione visiva si poggia sul centro, che è nucleo ed insieme punto di arrivo. Lo fa con una descrittività piena, curata, intensa. Fino ad affollare di piccole e convesse virgole di colore un angolo del quadro, fino a sovrapporre puntini di colori azzeccati e concorrenti che tirano la volata ad una visione non più di insieme, ma totale ed omnicomprensiva. Come ad indicare una armonia visibile nei dettagli, ma piena e viva in tutta l’organicità della sua singolare pittura. Una unità concettuale dai principi incrollabili, ma non severi. Una convinzione del ricercare che sembra accompagnata dalla grazia dei tanti colori pronti a squillare su fondi compatti, uniformi e spesso lucidi, attraenti.
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Un punto che non è intermittente, né semplice decoro. È il senso stesso del significato della vita delle genti sulla terra, l’affollarsi attorno, il coordinarsi. Una speranza di armonia e nel tempo stesso la certezza del fatto che senza quel concorde muoversi nessun concerto di idee sarà mai possibile. Significati e valori che nascono dall’io profondo, dalla coscienza di sé che un artista deve mettere nel suo lavoro perché, ed è proprio il caso di Paù, quella è l’arte in cui meglio sa esprimersi. Quello è il modo migliore che ha per rivelarsi, raccontarsi e raccontarci. Siamo fragili, di fronte alla immensità. Ma insieme possiamo affrontare grandi sfide. E la pittura ha avuto ruoli fondamentali nell’accompagnare e sottolineare l’avanzare della conoscenza. Paù lo sa bene. Ma non distraetela mentre lavora alla sua prossima opera. Racconterà di qualche altra collocazione dei suoi punti allineati e concentrici, lascerà spazio al colore intenso in fondi significativi quanto un soggetto, farà andare di qua o di là i suoi punti, le sue rette pluricolorate, le sue pennellate Pop… nessuno sa dirlo finché lei non avrà smesso di chiudere, è il caso di dirlo, il cerchio attorno ad una sua opera.
Oppure provate a distrarla. Tanto alzerà la testa dalla tela solo per fingere di ascoltare. Poi tornerà a dipingere, perché quella è la sua missione. Dipingere per fare arte che sia benessere e non semplice stupore.